ESCLUSIVA SI Scimè: “Lukaku? Ha la mentalità degli sportivi americani”

Uno degli argomenti più vociferati e discussi di questi giorni è indubbiamente quello relativo a Romelu Lukaku. L'attaccante belga avrebbe infatti rotto con la dirigenza dell'Inter in quanto, durante la trattativa dei nerazzurri col Chelsea, avrebbe incredibilmente aperto all'ipotesi Juventus. Tale situazione sarebbe alla base della rottura. Stesso discorso con la tifoseria interista, che lo ha letteralmente scaricato. 

Per parlare del centravanti classe 1993, il quale è al momento rientrato a Londra, Sportitalia.com ha contattato Pascal Scimè, firma dell'autorevole emittente belga RTBF Sport.

Questo colpo di scena è stato qualcosa di incredibile, concorda? 

"Diciamo che solitamente un attaccante come Lukaku smarca i difensori, mentre lui in questo caso ha smarcato tutti: tifosi, dirigenti e giornalisti. Secondo me, durante o dopo la finale si è rotto qualcosa, si è rotto il feeling con Inzaghi. Proprio come ha fatto Inzaghi, Dzeko andava schierato dall’inizio, e Lukaku non l’ha presa bene. Ma ricordiamoci che i primi sei mesi stagionali di Romelu non stati per nulla esaltanti, era spesso fuori forma mentre ai Mondiali è stato l'ombra di sé stesso. Da lui mi aspetto di tutto perché ha questa mentalità tipica degli sportivi americani: funziona col challenge, con le sfide. Proprio come un giocatore dell’NBA, l’attaccamento alla maglia non esiste per lui, va a progetti. Se una società lo mette al centro di tutto e lui ritiene questa società superiore a quella in cui si trova, ci va subito. In Belgio si è verificato un caso simile con l'allenatore Ronny Deila, che aveva giurato fedeltà ai tifosi dello Standard Liegi ma dopo una stagione è andato al Bruges perché gli offriva di più e aveva a disposizione una rosa superiore che dava più garanzie". 

Crede quindi che Lukaku possa davvero andare alla Juventus? 

"Le possibilità che vada alla Juve ci sono eccome, però secondo me sta ancora trattando con un club dell’Arabia. Non escludo nessun colpo di scena in questa faccenda, nemmeno che tra qualche settimana torni all’Inter. Come si sa già, per il discorso Juve dipende tutto dalla eventuale cessione di Vlahovic, ma nel caso a Torino si troverebbe e farebbe molto bene. A me quello che dà fastidio e mi lascia perplesso è tutto il pregresso tra lui e tifosi bianconeri, vedi i litigi, le polemiche e i cori razzisti. Così come è altrettanto strano che uno come Cuadrado, per ben otto anni alla Juve dove ha anche indossato la fascia di capitano, faccia il percorso inverso: è la stessa cosa, se non peggio di Lukaku, che non è a fine carriera ma può dare ancora molto". 

In Belgio come è visto questo polverone? 

"In Belgio si parla di Lukaku tutti i giorni. Ho letto l’articolo di un collega che conosce molto bene gli ambienti di Romelu. Scriveva, notizia di 1-2 giorni fa, che i ponti con l’Inter non erano ancora chiusi. Qui non danno molto la colpa a Lukaku ma la maggior parte delle persone si sono chieste come mai fosse stato escluso dall’undici titolare in finale di Champions. Io condivido la scelta di Inzaghi di averlo fatto entrare nel secondo tempo quando gli equilibri erano cambiati. Vero che Dzeko ha fatto poco, ma è uno che tiene palla e può salire la squadra, cosa molto utile in quel tipo di partita. E non mi riferisco alle occasioni sbagliate da Lukaku. Questa telenovela è molto seguita perché anche qui ha i suoi sostenitori e i suoi detrattori. È sempre al centro della polemica, c’è chi lo ama e chi lo odia. Tutto questo è legato sempre al discorso iniziale dell’avere la mentalità da sportivo americano, in Belgio è una cosa che non quadra, anche se lui in Nazionale ha quasi sempre fatto bene, tranne appunto negli ultimi mondiali". 

Qui invece si sta diffondendo sempre di più l'opinione che a penalizzare la carriera di Lukaku sia il suo aspetto psicologico, che di punto in bianco può portarlo a farsi amare, o viceversa detestare. Lei cosa pensa? 

"L’aspetto psicologico non gli ha affatto condizionato in negativo la carriera, anzi direi il contrario: Romelu è mentalmente molto forte. È uno abituato ad essere sempre al centro di discussioni e polemiche. In ogni grande club in cui ha giocato non è mai stato un fenomeno: lo è stato all’Everton, squadra da metà classifica, come lo è stato nel primo biennio all’Inter soprattutto grazie a Conte. Senza di lui non credo avesse lasciato qualcosa di indelebile a Milano. Ha avuto una infanzia molto difficile, quindi è stato responsabilizzato molto sin da quando era bambino, ha creato una specie di bolla attorno a sé per proteggersi: nel bene e nel male è sempre andato avanti così. Si è sempre rialzato ogni volta che è caduto. Va avanti per i fatti suoi e tira dritto".

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