A Napoli nessuno impara la lezione: altro che caos! La squadra vince a valanga. Nessun dubbio sulla Juve a trazione Giuntoli. Dimenticate Allegri in o out: non è lui il protagonista. Milan strepitoso e gufi zittiti

Chissà dove sono adesso i criticoni del Napoli, quelli che avevano già imbastito processi su tutti, dall’allenatore alla società, ai giocatori. Ho letto pregevoli articoli sull’ineluttabile destino di una società/squadra dalla quale non si può pretendere continuità di successi. Magari sarà anche vero, ma perché questa fretta di promuovere o bocciare? Sempre in bilico fra eruzione e depressione come se l’eccesso fosse la cifra con cui si misura tutto in questa città. È sbagliato. Su un punto bisogna intendersi: nel calcio non c’è nulla di definitivo. Nulla. E infatti il Napoli è lì, in alto, tornato fra le prime dopo un’altra sontuosa prova di forza contro il Lecce e in attesa del prossimo confronto di Champions contro il Real Madrid di Ancelotti. Nulla vieta di ragionare sulla metamorfosi, sulle discussioni giocatori-allenatore, sulle scelte di quest’ultimo, sul caso Osimhen, ma viene tutto dopo perché nel calcio, altra regoletta fondamentale, le vittorie spengono ogni incendio. Quindi perché farsi male con giudizi o sentenze definitive? Non era bastata la lezione della stagione scorsa quando un intero ambiente si era spaccato su Mertens, Koulibaly, Spalletti per poi risalire tutti appassionatamente sul carro dei vincitori? Calma. Ci vuole serenità di giudizio senza seguire sempre e soltanto la pancia di un tifo che pretenderebbe il successo in ogni partita. Raggiungere un traguardo non obbliga affatto a vincere sempre. Il Napoli è tornato bello: lo dicono le prestazioni, ancor prima delle vittorie.

Di “prestazioni” ha parlato anche Giuntoli (su La Repubblica) riferendosi alla Juve. Il direttore sportivo dei bianconeri ha spiegato che tutta la squadra deve crescere per portarsi “al livello del suo allenatore”. Un concetto fantastico per mettere Allegri al centro di tutto, ma anche per far comprendere quanto debbano ancora lavorare i giocatori ispirati da Magnanelli “che ha portato idee interessanti”. Giuntoli ha esaltato tutto lo staff in cui lavorano autentici “scienziati del calcio”. E nel suo apparire umile ha spiegato quanto si affianchi all’allenatore per metterlo nelle migliori condizioni di lavoro. Insomma Allegri ha un tutor in alto e altri al suo fianco e ha tutto da guadagnarci. A parte i tantissimi soldi di ingaggio, anche i traguardi da raggiungere che comunque saranno sempre assegnati all’allenatore di una squadra. Non male, vero? È questa la rete costruita attorno a lui che sta già mostrando un altro volto nel gioco della Juve (parentesi Sassuolo a parte). Solo in questo modo, sostiene Giuntoli, si potrà comprendere il reale valore della rosa. Che a noi, non sembra affatto scandente, in proiezione scudetto anche se il mantra resta la conquista di un posto in Champions. Stagione ibrida questa, per la Signora, ma con percorso, finalmente delineato.

E ora Sarri si affidasse pure al consueto silenzio stampa magari per protestare contro il gol di Pedro annullato per fuorigioco o per la condotta all’inglese dell’arbitro. No, non possono esserci alibi per questa netta sconfitta della Lazio. Il Milan è stato superiore in tutto: nel gioco e nella qualità dei singoli. Nel secondo tempo la Lazio è letteralmente sparita dal campo per merito di Pioli. Per i rossoneri c’è vita oltre Leao, Hernandez e Giroud, si chiamano Pulisic, Reijnders, Musah e soprattutto Adli (uscito fra l’ovazione del pubblico). L’ultima invenzione tattica di Pioli che ha saputo raccogliere i frammenti sparsi per terra dopo il frontale nel derby ridando coraggio e fiducia ai suoi giocatori. Il Milan è stato rianimato pezzo per pezzo ed ora è  splendidamente primo avendo cancellato il brutto ricordo (non era facile) e in attesa di rituffarsi in Champions. 

Paolo De Paola

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