Garcia e quella provocazione a De Laurentiis. Mou e Mau, non è solo paura: i due addii che hanno fatto la differenza

Un esonero che resta solo da formalizzare. Un nuovo allenatore che resta solo da formalizzare. De Laurentiis un uomo solo al comando. Tutto è passato da lui. E Garcia è già il passato. E uno scudetto vinto solo 6 mesi fa sembra già il passato remoto. Perché il concentrato di errori che si è visto a Napoli nella gestione della squadra campione d’Italia non si è mai visto prima. A partire dalla scelta iniziale di Rudi Garcia come sostituto di Spalletti. Scelta sbagliata anche solo perché non si è trattata di una prima scelta. Adl doveva far di tutto per convincere Spalletti a rimanere e invece è andato allo scontro. Garcia a suo modo ha fatto di tutto per far rimpiangere l’uomo di Certaldo. Dall’inizio fino alla sua fine. Perché la formazione contro l’Empoli sembra sia stata fatta quasi apposta per farsi esonerare. Talmente no sense all’inizio, nei cambi successivi e anche nelle spiegazioni post partita. Il record di Garcia è stato quello di riuscire a scontentare tutti, nessun escluso. A partire dai giocatori più rappresentativi e decisivi come Osimhen e Kvara. Già Osimhen, il cui rinnovo è stato gestito malissimo dalla società. Così come il post Giuntoli. Perché il lavoro essenziale dell’ex ds azzurro è stato totalmente sottovalutato da De Laurentiis. Che a sua volta doveva esonerare Garcia dopo il ko contro la Fiorentina. Da lì in poi è iniziato il vero calvario con De La versione tutor h24. Uffici trasferiti a Castel Volturno e Garcia controllato a vista e quasi esautorato all’interno dello spogliatoio vedi anche l’intervallo contro il Milan. E l’ego del francese non ha tenuto botta. Garcia è già rientrato in Francia in attesa di quello che è diventato il segreto di Pulcinella.

Dalla smania di potere di De Laurentiis alla smania di vincere che avrebbero dovuto avere Mourinho e Sarri. E invece il derby della Capitale soprattutto nel secondo tempo è stato di una noia mortale. Che tristezza vedere Mou e Mau quasi accontentarsi del pareggino come l’ha definito il portoghese. Chi avesse perso avrebbe passato due settimane terribili. La paura di perderlo si è impossessata di due allenatori da sempre impavidi. Sarri impavido attraverso il gioco, Mourinho attraverso la personalità. Avere due terzi della difesa ammonita ha complicato i piani della Roma, ma la Roma continua a non giocare. Avere Dybala e Lukaku lì davanti e non riuscire a servirli è uno spreco, al netto delle assenze e di giocatori non al top a centrocampo. Sembro un disco rotto, ma ai giallorossi l’addio di Matic ha fatto malissimo. E in mezzo servono piedi buoni oltre la buona volontà di Bove. Sarri ha visto la sua Lazio in crescita, forse perché è riuscita per la seconda partita di fila a non subire gol, ma le squadre di Sarri sono ben altro e non può bastare una buona seconda parte del primo tempo. Mancano gli esterni a chi più di tutti esalta gli esterni. Zaccagni, ieri assente, e Felipe presente, ma evanescente, non sono all’altezza della passata stagione. Guendouzi cresce, ma Milinkovic era un’altra cosa perché garantiva anche i gol. Al momento l’unica cosa apparentemente positiva nella Capitale è la distanza ridotta dalla zona Champions. 

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