Inter, chi critica Inzaghi non guarda la luna: ma Zhang che fa? Milan, si cambia: le riflessioni sulla guida del futuro. Panchine: Roma-Mou e quel flirt Dela-Palladino… Il Barç e la tensione con Xavi

Il resoconto della tre giorni europea ci porta inevitabilmente ad accendere i fari sul futuro prossimo, allegando delle considerazioni anche su quello anteriore che andrà a caratterizzare il cammino delle squadre della nostra serie A.

Un argomento che si apre con l'Inter protagonista ed inevitabilmente discussa per il pareggio casalingo contro la Real Sociedad che ha “condannato” la squadra di Simone Inzaghi ad un'urna quasi proibitiva in vista degli ottavi, a differenza di quanto sarebbe potuto accadere vincendo il proprio raggruppamento. In questo tipo di considerazioni era stato profetico proprio l'allenatore dei nerazzurri, quando aveva sostenuto che al primo pareggio, gran parte dei complimenti delle settimane precedenti si sarebbero tramutati in critiche sostanziali. Nella fattispecie è sotto accusa la scelta di non avere schierato nemmeno per un minuto la coppia delle meraviglie Lautaro Martinez-Thuram, guardando il dito, senza capire che dovrebbe essere metaforicamente la luna ad essere sotto osservazione.

Non è certo colpa di Inzaghi se le disponibilità economiche fornite dalla proprietà non abbiano consentito di investire anche in quella zona del campo con ricambi all'altezza dei titolari, a differenza di quanto accaduto in difesa e a centrocampo. Ed allora le riflessioni dovrebbero proseguire anche in relazione a quanto emerso nelle ultime ore, quando si è specificato che pensare ad un rinforzo a gennaio si tratti di pura utopia vista la mancata disponibilità economica messa a disposizione.

Posto che chi scrive non ha la presunzione di conoscere nel dettaglio i piani economici di Steven Zhang, preferiamo limitarci al commento dei dati di fatto. Se così dovesse essere, sarebbe oltremodo grave visto che il cammino continentale fuori da ogni previsione della stagione passata ha garantito proprio a Suning una sopravvivenza con meno angosce rispetto a quelle che si sarebbero altrimenti affrontate. Pensare che Marotta, Ausilio e Baccin possano ciclicamente ripetere dei “miracoli strategici” dal punto di vista del calciomercato, è uno scenario sicuramente lusinghiero per la qualità dei professionisti coinvolti, ma inevitabilmente poco realistico a causa dell'essenza stessa della parola “miracolo” che non può essere ricondotta alla consuetudine.

La grande delusa dalla massima competizione continentale è risultata essere il Milan. Rossoneri eliminati dalla Champions League ma ancora in lizza per il torneo di riserva a livello europeo, che non scalda i cuori dei tifosi ma accende i fari su un obiettivo oggettivamente raggiungibile per la qualità della rosa a disposizione di Pioli. In attesa dell'operatività di Ibrahimovic nella sua nuova veste, le riflessioni riguardano il nuovo corso tecnico che dovrà essere inaugurato (risultati permettendo) al termine della stagione.

La scelta migliore sarebbe un profilo alla Antonio Conte, anzi possibilmente proprio il salentino che peraltro gradirebbe un ritorno in grande stile in una big del nostro calcio. Tuttavia è opportuno interrogarsi sulla sostenibilità di una scelta di questo genere in relazione al programma economico sin qui inappuntabile stilato dalla proprietà del Milan stesso. Un tecnico così affermato accetterebbe di legarsi ad un progetto che abbia il proprio focus sul futuro, sullo scouting e sulla crescita progressiva senza piegarsi alle logiche economiche di mercato che caratterizzano le squadre in cui ha avuto modo di lavorare di recente? Un allenatore come Conte, per passare dall'astratto al concreto, accetterebbe la sfida di non tesserare un Marcus Thuram lasciandolo alla diretta concorrente per evitare di pagare commissioni ritenute troppo elevate? In caso di risposta affermativa, non ci devono essere dubbi. In caso contrario meglio puntare su un “giochista” dal futuro a grandi livelli assicurato come Thiago Motta. Un allenatore che per intenderci possa proseguire, su scala incommensurabilmente più alta, il progetto tecnico che sta affermando il Bologna alla stregua della più bella sorpresa realtà di questo campionato.

Di allenatori si parla anche in chiusura di questa riflessione settimanale: in primo luogo per confermare che qualcosa si è mossa in relazione alla possibile conferma con rinnovo di Mourinho alla Roma, confermando i primi approcci estivi che avevamo raccontato su queste colonne a inizio giugno. Proseguendo con l'apprezzamento da parte di De Laurentiis nei confronti di Palladino che resiste anche a distanza di mesi da quel flirt estivo non consumato a causa della fedeltà al Monza manifestata dal tecnico dei brianzoli. Per poi concludersi con quella panchina talmente prestigiosa che potrebbe far saltare il banco a livello di mercato europeo e mondiale: ovvero il Barcellona. La tensione tra il management blaugrana e Xavi Hernandez c'è, e negarla vorrebbe dire raccontare una bugia. Il fuoco arde sotto la cenere, e le rassicurazioni catalane convincono solo fino ad un certo punto. E' una situazione da tenere monitorata con grande attenzione, perchè qualora precipitasse, tanti dei nomi sognati da club di casa nostra potrebbero rivolgere altrove le proprie aspirazioni.

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