ESCLUSIVA SI Alle origini di Zirkzee: “Lo chiamavamo ‘Gullit’. A Bologna si diverte di nuovo”

Vertigini? Per ora il Bologna mostra solo molta fame, unita a qualità, organizzazione e progettualità. Thiago Motta è il direttore d'orchestra della sorpresa fin qui più bella del campionato: nell'incredibile quarto posto dei felsinei c'è tanto del proprio tecnico, pure se i singoli giocatori destinati a fare un ulteriore salto di qualità non mancano. 

Fra tutti è facile notare la luce che sta emanando il talento di Joshua Zirkzee, grande promessa che quest'anno ha deciso di passare dalle parole ai fatti: le 8 reti fino a qui parlano chiaro. Non solo, la crescita dell'attaccante arrivato dal Bayern Monaco (ma passato dai prestiti a Parma ed Anderlecht) è sotto gli occhi di tutti per le prestazioni che sta fornendo anche quando non segna, come dimostrano le parole di elogio che l'allenatore gli ha riservato dopo il 2 a 0 alla Roma.

In esclusiva per SPORTITALIA è intervenuto per parlare di lui Ferry Verbeek, l'allenatore che per primo ha avuto modo di vedere i suoi ricci ciondolare su e giù per i campi di calcio: "Venne da noi al V. V. Hekelingen a 5 anni accompagnato da suo padre Remco" – esordisce il tecnico – "e sì, già allora i suoi capelli erano così caratteristici: dei bellissimi riccioli neri". 

Capelli che gli valsero subito un primo, facile paragone: "A volte lo chiamavamo Gullit (ride, n.d.r.). Ma sa, al di là della capigliatura può immaginare come facilmente si facesse notare, esaltandosi fra gli altri ragazzi. Dal primo momento era chiaro a tutti che avessimo di fronte un grande talento". Un talento che si divertiva e faceva divertire: "Già a quell'età era bello vederlo con la palla, si vedeva quanto lo facesse essere felice potersi esprimere giocando a calcio".

Tanto che presto arrivò la chiamata da un top club come il Bayern Monaco. A volte però, per arrivare più in alto bisogna saper fare anche un passo indietro, quando serve: "Ha avuto una grande opportunità quando è stato chiamato dal Bayern. Sono rimasto sorpreso da come l'abbia in realtà abbandonata un po' a causa del suo comportamento. E' un peccato, è stata un'occasione persa, ma almeno ha potuto realizzare che in quella fase non fosse ancora mentalmente pronto per quel livello. Intendiamoci" – spiega Verbeek – "con questo intendo dire che a volte i calciatori si trovano a dover gestire un diverso status quando sono ancora molto giovani".

Oggi le cose per Joshua vanno decisamente molto meglio: "Penso che questo sia un club molto buono per Joshua, per potersi esprimere, per crescere. Ha trovato una cultura diversa e vi si sta immergendo, c'è una competitività differente, un modo di lavorare dal quale c'è molto da imparare. Lui sta sfruttando in pieno questa opportunità".

"A volte" – racconta poi il tecnico – "viene ancora qui a trovarci, dove tutto è iniziato, due volte l'anno. Parliamo poco di attualità, io lo seguo principalmente su Facebook, Instagram ed altri social media. Avevamo una maglietta del VV Hekelingen autografata, che ci ha fatto avere suo fratello. Al di là di quello che possa dirci del Bologna, anche dall'esterno si può vedere ad occhio nudo di come Joshua si stia sicuramente divertendo ed è semplicemente molto motivato. Chiaramente punta ad alzare l'asticella per sfide più grandi".

In chiusura ecco un consiglio, per tornare al top: "Il nostro comportamento determina il tipo di persona che siamo. Ed in una squadra questi aspetti sono molto importanti. Spero che Joshua lavori duro anche su questo: se farà i passi giusti, seguendo la giusta strada, sono certo che presto sarà convocato in Nazionale e qualche top club lo comprerà".

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