A distanza di diversi anni dal tragico incidente che ha coinvolto Alex Zanardi è stato svelato un retroscena clamoroso: tifosi commossi
Ci sono personaggi che rimangono nel cuore dei propri tifosi, e degli appassionati di sport, anche a distanza di anni dalle loro straordinarie imprese. Uomini come Michael Schumacher o Alex Zanardi continuano a restare al centro dell’attenzione nonostante tutto, nonostante la sfortuna che si è accanita contro di loro e che li ha costretti, negli ultimi anni, a mettere in pausa la propria vita, almeno quella pubblica.
Di loro si parla e si continuerà a parlare, e non sorprende che, di tanto in tanto, spuntino retroscena in grado di sottolinearne ancora una volta le qualità. Come l’ultimo riguardante Zanardi, il racconto di un aneddoto che ha davvero commosso tutti.
Se come pilota Alex è stato un amatissimo campione, è come atleta paralimpico che ha raggiunto la gloria eterna, diventando non solo un fuoriclasse assoluto, ma anche un simbolo degli sport paralimpici, della handbike in particolare, un personaggio in grado di trascinare l’intero movimento.
Per tutti Zanardi è stato un eroe. Ma per chi, come lui, ha saputo affermarsi nel mondo della handbike lo è stato forse anche più. Lo ha confermato in un’intervista di questi giorni Vittorio Podestà, pluricampione mondiale e campione olimpico, uno dei più grandi atleti di handbike della nostra storia, oltre che un grande amico di Zanardi. Il loro legame andava ben oltre il rispetto e la stima da sportivi, e lo ha dimostrato un aneddoto incredibile e commovente svelato dallo stesso Podestà.
Zanardi, retroscena commovente: Podestà racconta il suo rapporto con Alex
Mentore, amico, compagno di squadra, guida. Alex Zanardi è stato questo e molto altro per Podestà. Eppure, la loro storia è cominciata, come quella di tante altre persone, per puro caso, quando si incontrarono in un Autogrill: “Cercavo parcheggio e mi sono imbattuto in una grossa auto che occupava il posto per disabili. Ero sicuro si trattasse di un ‘abusivo’. Invece era Alex, l’ho riconosciuto subito“.
Quel giorno Zanardi rimase incuriosito dall’handbike che Podestà portava sul tetto della macchina. Così i due cominciarono a chiacchierare e fu proprio Vittorio a dargli qualche informazione su questo sport che non conosceva. Qualche tempo dopo lo stesso Zanardi lo ricontattò per chiedergli consigli sulla Maratona di New York e da allora nacque una grande amicizia tra i due.
Un’amicizia arricchita da straordinari successi, come quello di Rio, in cui conquistarono anche l’oro a squadre, gareggiando fianco a fianco. “Se io a lui ho dato molto dal punto di vista tecnico”, ha raccontato Podestà nell’intervista a ‘La voce di Genova’, “lui ha aiutato me dal lato caratteriale, soprattutto nell’approccio alla gara e alla sconfitta”.
Un approccio fondamentale soprattutto quando, a causa di un incidente in allenamento, nel 2011 rischiò di dover mettere la parola fine alla sua carriera in anticipo sui tempi. In quell’occasione fu proprio Alex a dargli la forza per non mollare: “Ha insistito, ha mandato la mia risonanza al dottor Costa. Dopo qualche tempo ho ricominciato ad allenarmi e sono arrivato al successivo Mondiale in una condizione incredibile, che non avrei mai immaginato. Da quella situazione apparentemente sfortunata è nato qualcosa di bellissimo“.
Da questo punto di vista, si può dire quindi che l’uno è stato il maestro dell’altro. Dopo Rio, la motivazione per Vittorio però calò. Decise di smettere e fu Alex a convincerlo a proseguire fino al 2020, fino alla successiva Olimpiade di Tokyo. Un’edizione che, non solo a causa della pandemia, Zanardi non è mai riuscito a vivere. E con lui, nemmeno Podestà: “Mi aveva convinto, ma poi il suo incidente ha messo la parola fine a tutto quanto“.