Gianluca Zambrotta ha parlato della Juventus ai microfoni della Gazzetta dello Sport: “Igor era uno di quelli che all’epoca si faticava a immaginare con un futuro in panchina. Però era un ragazzo sveglio e attento, non a caso Lippi spesso dalla difesa lo avanzava a centrocampo. Se non sei intelligente, difficilmente guidi la mediana di uno squadrone come era la nostra Juventus. E poi era sempre sorridente, uno di compagnia: capitava anche a me di uscire con lui, Montero e i sudamericani. Adesso questo entusiasmo lo trasmette alle sue squadre. Non sono stupito della scossa che ha dato Igor, ha sempre fatto la differenza in corsa.I gor ha giocato molto sugli stimoli, infatti a Roma si è vista una squadra con un atteggiamento diverso, più aggressiva. La Juventus ha giocato con il cuore”.
Ancora Zambrotta: “La lotta per il terzo e il quarto posto è una bella bagarre. Sono ottimista per i bianconeri. L’effetto della scossa di Tudor può arrivare fino alla fine». Conte è un top, ma bisognerà capire pure se e come potrà lasciare il Napoli. Ma se Igor dovesse raggiungere la Champions e disputare un buon Mondiale per Club, una chance di guidare la Juventus dall’inizio la meriterebbe. Senza contare gli aspetti economici: sicuramente Tudor avrebbe costi inferiori rispetto a quelli di altri allenatori”.
“Non avrei esonerato Motta perché il progetto era triennale. Il club gli aveva chiesto di qualificarsi in Champions e il quarto posto era distante soltanto un punto, quindi alla portata. Per Motta hanno pesato le eliminazioni dalle Coppe e i 7 gol tra Atalanta e Fiorentina, ma alla fine ha pagato lui anche per Giuntoli”.
Le parole di Tudor in conferenza post-Roma
Un commento sulla partita. Aggressività nel primo tempo, poi siete calati nel secondo.
“Sì, sono d’accordo. Abbiamo fatto un gran bel primo tempo, siamo scesi in campo con personalità e voglia di giocare, e non era scontato. In questo periodo, venire qui non è semplice. Sono molto contento di come abbiamo interpretato la partita. Poi è chiaro, nel secondo tempo hanno cambiato un po’ il sistema, ed è normale: vieni a giocare in casa della Roma, che veniva da sette vittorie consecutive, qualcosa ti toglie. Abbiamo concesso quel calcio d’angolo, abbiamo subito il colpo, ma alla fine abbiamo chiuso bene. Avremmo voluto trovare anche il secondo gol, e in effetti siamo stati abbastanza pericolosi per poterlo fare. Tutto sommato, è un pareggio che accettiamo: ci dà consapevolezza e positività, e ci spinge a lavorare ancora di più per crescere nelle prossime partite”.
Dove deve crescere?
“Su tutto”.
Le palle inattive?
“Ci manca un po’ di struttura, stiamo lavorando”.
Quota Champions?
“Secondo me è impossibile fare previsioni. È difficile fare calcoli, e sinceramente non mi piace nemmeno farli. Bisogna affrontare una partita alla volta, preparandola nel miglior modo possibile. Non esistono partite semplici. Tutti vogliono ottenere qualcosa, tutti lottano per un obiettivo, e ogni squadra può metterti in difficoltà. Proprio per questo serve restare concentrati e andare avanti gara dopo gara”.
McKennie a destra? Locatelli stanco alla fine?
“È vero, il capitano ha segnato, ma non è tanto su quello che voglio soffermarmi. Ho deciso di inserire McKennie per non sbilanciare troppo la squadra e per evitare magari qualche contropiede, che poteva starci in quella fase della partita. McKennie è un terzino destro, mentre Timothy (Weah) si sarebbe trovato a giocare a sinistra. Volevo che ognuno fosse nella posizione in cui si sente più a suo agio. È stata una scelta fatta in quest’ottica”.
Cosa ha trovato in Nico Gonzalez?
“Ho trovato tutto: grande disponibilità, impegno, e una forte voglia di dare tutto ciò che ha. È un ragazzo con cuore, con grinta, argentino, uno che non si risparmia mai, sempre convincente. Ho trovato anche una persona eccellente. Come giocatore lo conoscevo già da tempo, l’ho seguito molto e l’ho sempre ammirato”.
Con lei la Juventus può tornare la squadra che vinceva le partite prima di scendere in campo?
“È un lavoro da fare, un obiettivo condiviso da tutti gli attori in campo. Nel senso che ognuno deve svolgere il proprio ruolo, insieme alla squadra, nel miglior modo possibile, credendoci. Quando alleni la Juventus, lo fai per arrivare in alto, perché è così: la Juve deve dominare, deve vincere. È un percorso che richiede tempo. Abbiamo iniziato da una decina di giorni, fatto 7-8 allenamenti, e c’è ancora tanto da crescere sotto tutti i punti di vista. Poi vedremo dove ci porterà il lavoro. La squadra ha le qualità per esprimersi ancora meglio. Serve crescere, non c’è troppo tempo: siamo sulla strada giusta”.
Vlahovic?
“Ho fatto una buona gara, sono contento. Mi è piaciuto il modo in cui ho protetto il pallone, ho lottato. Chiaramente, un attaccante vuole sempre fare gol, e quando ci riesce trova ancora più energia. In questi giorni mi sono messo completamente a disposizione: dieci allenamenti, tutte le riunioni, sempre con la massima concentrazione per fare bene”.