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Inzaghi e la critica a orologeria


La critica a orologeria nei confronti di Simone Inzaghi ha vissuto nella notte del Montjuic un’altra serata dura da digerire. Eppure gli strali nei confronti di un allenatore che ha letteralmente innalzato la storia europea recente dell’Inter su livelli che non si vedevano dalle parti di Appiano Gentile dagli anni d’oro delle Champions League conquistate, non erano certo mancati dopo la settimana di harakiri tra i confini tricolori.
Come se fosse possibile considerare la stagione interista come negativa qualora non dovesse portare nessun trofeo a casa da qui al prossimo mese.
Come se il presupposto di partenza fosse quello dell’epopea lustrini e paillettes del calcio italiano, quando Lamine Yamal giocava alle nostre latitudini, e Desire Douè avevamo la forza economica per portarcelo in serie A.
La verità parla in maniera molto diversa, e racconta che l’Inter “delle due squadre” ha in realtà non più di 13/14 giocatori che a seconda del loro impiego possano consentire di mantenere invariato il livello di competitività delle proprie prestazioni, e che ha un monte ingaggi che non si avvicina nemmeno a quello delle altre contendenti ancora in lizza per avvicinare il trono d’Europa.

Inzaghi sorride, pronto il rinnovo e due colpi – sportitalia.it (Foto Spada/LaPresse)


La campagna europea della stessa squadra che dopo avere mancato la Champions League per un decennio, non era riuscita a passare la fase a gironi nei tre tentativi successivi firmati Spalletti e Conte, consentirà al club nerazzurro di vivere per la prima volta da un lustro a questa parte, una sessione di mercato senza l’assillo di garantirsi la sopravvivenza, ma con la possibilità di costruire ed aumentare il livello anche e soprattutto in ottica continentale.
E magari di aggiungere un paio di unità ai 14 titolari di cui sopra, per cercare di sedere con continuità al banchetto delle società più importanti del continente e con la prospettiva di riproporre l’assalto alla vittoria più importante di tutte. Ammesso che il miracolo sportivo (di questo si tratterebbe) non venga già compiuto nella stagione in corso. In un’era in cui le società sono aziende, la garanzia di competitività su tutti i fronti vale già da sola una riconferma che in effetti Marotta e la dirigenza interista non hanno mai messo in dubbio, ma hanno piuttosto rinsaldato proprio nei momenti di massima pressione critica. Più che meritata.

Inzaghi, allenatore Inter
Simone Inzaghi non avrà a disposizione Matteo Darmian nelle prossime partite


Aggiungere agli argomenti di discussione l’espressione stilistica offerta dalla formazione nerazzurra, al cospetto dell’avversario indubitabilmente più ricco di talento e cultura dello spettacolo in Europa, equivale in primo luogo a negare merito ed identità di un Barcellona abituato a tritare ogni avversario (Atalanta a parte, guardacaso) si fosse presentato sulle Ramblas nel corso di questa edizione della massima competizione continentale. Ed in secondo a non riconoscere il DNA che l’Inter dal canto suo sta faticosamente cercando di costruirsi e di affermare all’interno dello stesso contesto. Ed è un DNA che in due anni ha portato (quantomeno) ad una finale ed una semifinale di Champions League, oltre che al riconoscimento della critica (straniera, beninteso) di un lavoro senza precedenti recenti. Con buona pace degli altri.

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