Mentre il periodo di squalifica sta ormai volgendo al termine per Jannik Sinner, spunta una nuova sentenza: è una novità assoluta
Ora che è quasi finita, spunta la novità che avrebbe potuto rappresentare una svolta importante: sulla squalifica di Jannik Sinner arrivano importanti aggiornamenti grazie ad una nuova ‘sentenza’ che conferma tutto quanto va dicendo il tennista italiano ormai da diversi mesi.

Il caso è stato quello più chiacchierato da agosto in poi, quello che ha suscitato più polemiche, quello che ha incendiato il dibattito nel mondo del tennis. Più dei risultati in campo, che sono stati straordinari, il 23enne di San Candido è stato suo malgrado protagonista delle discussioni per la positività al clostebol.
La vicenda è ormai stata chiarita con Itia e anche la Wada che hanno dato credito alla versione del tennista: una contaminazione, senza colpa, né negligenza alcuna. Eppure Sinner ha dovuto accettare tre mesi di stop per evitare possibili conseguenze peggiori, mettendo da parte il tennis per 90 lunghissimi giorni.
Ora che si avvicina il ritorno, ora che tutto potrebbe essere messo da parte, arriva la nuova sentenza: è la prima volta che succede.
Sinner, sentenza clostebol: “Scagionato”
C’è uno studio condotto in Italia dai ricercatori dell’Azienda Ospedaliero universitaria delle Marche, in collaborazione con il Sant’Orsola di Bologna, a scagionare una volta in più Jannik Sinner.

Una ricerca internazionale che fa chiarezza sulla differenza tra utilizzo volontario e la contaminazione da clostebol. In particolare, come raccontato dal Vincenzo Menditto, dirigente medico e coautore dello studio, nel corso della ricerca sono stati analizzati tutti i casi presenti in letteratura, per la prima volta senza alcun tipo di restrizione.
Lo studio, condotto in forma di revisione sistematica, mette in evidenza un aspetto importante anche per la vicenda che riguarda Sinner: la distinzione netta tra somministrazione ed esposizione diretta e contaminazione indiretta. Un fattore rende più facile capire se è doping o no: la quantità di sostanza presente. “La somministrazione determina un valore di metabolita del clostebol nelle urine significativamente più alto che non nella contaminazione” la spiegazione di Menditto.
Un risultato che avrebbe potuto salvare Sinner ed evitargli tutti i problemi connessi con la positività riscontrata a Indian Wells. Ora anche la scienza lo dice: vista la quantità infinitesimale presente nel campione analizzato, per il numero 1 al mondo non può essere stato altro che una contaminazione. La sentenza della scienza spazza via gli ultimi dubbi e dal 2027 si adeguerà anche la Wada introducendo una soglia minima, sotto la quale non scatterà la positività. Sicuramente troppo tardi.