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Perché l’Inter di Inzaghi è la migliore italiana degli ultimi 15 anni. Maldini, rientro Milan via Arabia?

E’ finita nella maniera più incredibile dal punto di vista sportivo, perché Inter-Barcellona è diventata la partita più bella mai disputata a San Siro, perché all’estero si parla della partita di Champions più bella di sempre (e forse non lo è, ma già il fatto che qualcuno lo ipotizzi rende l’idea), perché sicuramente solo un’altra volta nella storia c’era stata una semifinale con 13 gol totali segnati, ma in quel Roma-Liverpool la qualificazione non fu mai in discussione e sicuramente non ebbe quei continui ribaltoni che hanno caratterizzato questo Inter-Barcellona o il precedente paragonabile nel risultato Italia-Germania.
Questo andamento non era prevedibile, e il Barcellona partiva all’inizio molto favorito e poi semplicemente favorito, ma ciò che era pronosticabile e che è stato confermato è che l’Inter di Simone Inzaghi quanto meno se la sarebbe giocata. Come ha fatto con Il City due anni fa e quest’anno, come fece con il Barcellona due anni fa e quest’anno, come ha fatto con il Bayern e con l’Arsenal, e con il Liverpool e il Real Madrid tre anni fa. Perché lo avevamo detto nei momenti di maggiore burrasca intorno a Simone Inzaghi, i momenti “eh ma se non vinci tituli” – cioè solo 10 giorni fa! – come se vincere una Supercoppa o una Coppa Italia possano cambiare cosa ha fatto quest’Inter in Champions e in campionato (e questo non vuole sminuire i trofei del Milan di Conceiçao assolutamente rispettabile, ma diamine un po’ di visione d’insieme!).

Perché Simone Inzaghi ha portato l’Inter, e soprattutto lo ha fatto stabilmente, in una dimensione che l’Italia pensava di non avere più. La dimensione delle grandi squadre rispettate in Europa, a prescindere dal vincere o perdere. Negli ultimi 15 anni è accaduto solo alla Juventus di Allegri, con le due finali di Champions e le due eliminazioni onorabilissime contro Bayern e Real Madrid. Ma con una piccola leggerissima differenza. Quella Juventus era un club che rilanciava ogni estate al tavolo del mercato: prima 30 milioni per Morata, poi 40 milioni per Dybala, poi 95 milioni per Higuain, e poi e poi e poi. Questa Inter, torniamo a ricordarlo, invece, con l’età media più alta di Europa, è quella che la scorsa estate l’unica spesa l’ha fatta con i 12 milioni per il portiere di riserva, oltre ai 180 milioni guadagnati dal mercato al netto delle cessioni.
Ma al di là del cursus honorum del contesto dell’Inter di Inzaghi, la cosa più mozzafiato è stato il concetto di squadra. Quel significato immanente e profondo che è alla base del calcio come sport, che è stato onorato nella maniera più onorevole da questo gruppo. Dove è evidente l’eccellenza tattica, è diffusa la qualità tecnica, ma in una partita del genere è con la nobilitazione più alta del valore del gruppo che si è arrivati a un traguardo simile. Nessuno nega che l’Inter abbia un’ottima rosa, ma di sicuro non ha stelle assolute come le altre big europee. Lo stesso Lautaro Martinez, al momento il maggior candidato al Pallone d’Oro 2025, ma nella top 10 dei migliori giocatori al mondo per valore assoluto a prescindere dalla stagione in corso si colloca probabilmente quasi a pie di lista dopo i vari Mbappé, Haaland, Lamine Yamal, Salah, Vinicius, Harry Kane, Lewandowski.

Lautaro Martinez, Inter
Lautaro Martinez – Sportitalia.it

Ma l’Inter di Simone Inzaghi è la migliore squadra italiana degli ultimi 15 anni proprio per la forza e la qualità come collettivo espresso a prescindere dal peso specifico dei giocatori. Questo giocarsela con tutti è qualcosa che apparteneva costantemente al calcio italiano dei tempi belli, dal 1988 al 2007, e che Simone Inzaghi dopo 20 anni abbia riportato una costante simile senza spendere soldi è un merito che ancora non correttamente valutato, se c’è perfino chi dice “eh ma dipende se vince o meno la finale”.

Futuro Maldini, nuovo colpo di scena
Paolo Maldini, futuro in dubbio (LaPresse) – sportitalia.it

A proposito di quegli anni bellissimi, guarda caso furono esattamente quelli della carriera migliore di Paolino Maldini, perché evidentemente la mentalità e la capacità di fare bene il proprio lavoro sono la conditio sine qua non per appartenere a categorie superiori. La sua storia così bruscamente e opinabilmente interrotta al Milan grida ancora vendetta soprattutto per i milanisti veri, e il personaggio è talmente retto da non aver minimamente preso in considerazione una propria carriera lontano da Milanello. E chissà che non debba nemmeno farlo. Perché la situazione di RedBird/Elliott è sempre più complicata, e forse che le decisioni non arrivino dal punto di vista dirigenziale non è nemmeno un caso. Non è un mistero che il nodo economico per la proprietà sia la questione stadio. Non certo perché gli freghi qualcosa di fare uno stadio funzionale in sé, ma perché mettendo le mani sulla proprietà del nuovo stadio e del terreno attorno da sviluppare, il valore economico del club schizzerebbe verso l’alto. E a quel punto la proprietà RedBird/Elliott o vedrebbe le ottime prospettive di sviluppo edilizio, o potrebbe avere la via d’uscita in gloria dal club, con un valore patrimoniale di colpo rialzatosi grazie alle concessioni del Comune di Milano. Un club che varrebbe tra 1 e 2 miliardi a quel punto sarebbe appetibile solo a pochi. E in ambienti finanziari dell’Arabia Saudita si suggerisce che sarebbe molto interessato un fondo, da capire quanto prossimo a quello sovrano, che avrebbe già scelto Paolo Maldini come testa di ponte e plenipotenziario tecnico del club. Ma certo, i passi da fare sono ancora tanti…

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