Dopo la semina… è tempo del raccolto. Ed allora in vista del rush finale della stagione, che diraderà le nubi attualmente presenti rispetto alla competizione europea (con relativi incassi) cui prenderanno parte le big del nostro calcio nella prossima stagione, si iniziano a materializzare scenari di mercato che già da mesi stanno contraddistinguendo le strategie sottotraccia dei club di cui sopra.

Un esempio eloquente è quello della Juventus. Il futuro bianconero è in discussione, principalmente per quanto concerne la guida tecnica. La sensazione diffusa già al momento della scelta Tudor, era che il croato andasse a materializzare una soluzione-ponte che a meno di prestazioni e risultati così scintillanti da fugare ogni dubbio sulla sua riconferma, difficilmente avrebbe potuto vedere l’alba di una nuova stagione. Il pensiero è rimasto lo stesso di metà marzo, con sogni complicati da portare a termine di cui abbiamo parlato ed alternative che verranno prese in esame in maniera più approfondita rispetto al tema panchine.
Decisamente più fluido è il discorso riguardante la costruzione della rosa. L’obiettivo numero uno per l’attacco è lo stesso da quando abbiamo iniziato a svelare le lente ma costanti manovre di avvicinamento da parte di Cristiano Giuntoli nei confronti dell’entourage di Victor Osimhen. Erano i primi di dicembre, e già in quelle circostanze, all’epoca meramente esplorative, la sensazione condivisa era quella di un feeling ininterrotto tra le parti, e che entrambi avrebbero intenzione di rinvigorire dopo la felice parentesi congiunta vissuta a Napoli.
Uno scenario delineato, al quale si è aggiunto il pezzo del puzzle raccontato ieri da Alfredo Pedullà e relativo alla promessa di priorità bianconera che il centravanti ha concesso alla controparte. Ingredienti che potrebbero far pendere l’ago della bilancia in favore della Juventus anche al di là delle difficoltà che potrebbe comportare avere a che fare con De Laurentiis per una (o più) trattative in vista della rifondazione juventina.
Decisamente più lineari sono le strategie dell’Inter, che non lesinerà sforzi economici anche di primo livello dopo un paio di sessioni di mercato consecutive vissute con pazienza e morigeratezza. Scelte illuminate, peraltro, perchè al di là degli strali dei tifosi sui social network il risultato prodotto è stato quello di lottarsi punto a punto la conquista del campionato e di prendere ancora una volta parte alla finale di Champions League dopo quella di due anni fa. Un cammino europeo che fa sorridere la proprietà, specie in previsione degli ulteriori incassi correlati alla partecipazione ed all’eventuale cammino nel Mondiale per club di giugno, e che ripagherà Simone Inzaghi in estate delle difficoltà economiche che avevano contraddistinto il suo passato recente da tecnico dell’Inter.
Zalewski verrà trattenuto, aggiungendo un primo jolly utile per più di una posizione: quella di vice quinto su ambo i lati del campo, ed all’occorrenza anche di mezz’ala dalle caratteristiche differenti rispetto a quelle attualmente in organico. Il gioiello della Dinamo Zagabria Sucic è un affare già concluso in vista del Mondiale per Club, competizione per la quale Ausilio e Marotta stanno pianficando di aggiungere alla rosa nerazzurra anche l’esterno Luis Henrique dell’Olympique Marsiglia. Chi lo conosce bene non ha dubbi rispetto alla sua attitudine tecnica ed adattabilità allo stile di calcio proposto da Inzaghi. Per chiudere il cerchio ci sono da limare dettagli economici tra le due società che vadano a fare il paio con l’accordo di massima che i nerazzurri già da tempo hanno trovato con il brasiliano ed il suo entourage.

In chiusura un riferimento alle riflessioni anticipate da Pradè sulla situazione della Fiorentina dopo gli ultimi, reiterati passi falsi della compagine Viola tra Conference e campionato. Da una parte la situazione di Palladino è apparentemente blindata dal recentissimo rinnovo di contratto, dall’altra le valutazioni di cui sopra potrebbero nascondere degli scenari da approfondire. La panchina gigliata è tra le più ambite del panorama tricolore, e gli allenatori apprezzati dalla dirigenza non mancano di certo, De Rossi compreso.