Nessuno ma proprio nessuno avrebbe potuto scommettere sul pareggio del Napoli contro il Genoa. Che poi gli azzurri non hanno nemmeno giocato male, ma erano troppo impauriti le volte che il Genoa veniva avanti, e così non vai da nessuna parte. La partita più facile delle tre rimanenti, in condizioni soffici perché potevi sbagliare senza pagare dazio. E forse proprio questo ha tradito la squadra. Ma alla fine il patatrac è stato limitato perché quel punticino di differenza in verità è un fossato pieno di coccodrilli tra il piazzamento e l’albo d’oro, e dunque altro che punticino.
E’ sano ricordare che quando si entra nella dirittura d’arrivo la palla pesa per tutti, campioni e mezze calzette, giocatori vincenti e squadre che devono affermarsi. Tutti. Perché nel calcio la testa fa girare il resto, e dunque la storia è piena di squadre di tutti i tipi e fortissime e inossidabili a cui però nel momento topico del finale dei campionati diventava difficilissimo conseguire i tre punti semplici.

Ma il Napoli può davvero perdere questo scudetto? No. Non scherziamo. Anche se è vero che nel calcio tutto è possibile, ma la cosa positiva per Antonio Conte è che lo spogliatoio ha ricevuto il promemoria, e adesso la lezione è stata recepita facendosi male ma non irrimediabilmente. Questo fa tutta la differenza del mondo, perché vuol dire che a Parma scenderà in campo una squadra svegliata dallo schiaffone più morale che materiale. C’è sicuramente rischio di farsi paralizzare dalla paura, ma non c’è sicuramente il pericolo che non si sia compresa la situazione, cosa invece magari successa col Genoa.
Ma soprattutto si sta sottovalutando un nome. Quello di Antonio Conte. Ora, va bene tutto, va bene l’imponderabile, ma ricordatevi con chi avete a che fare. Uno che in 7 stagioni nella massima serie si è portato a casa 5 campionati. E si appresta a fare 6 su 8. Uno che sorpassa, non è sorpassato. Lo sappiamo qual è il suo tallone d’Achille, l’Europa, le sfide secche, e lì sì ne possiamo discutere, ma quella è un’altra storia. In campionato Conte è il boss proprio perché non è perfetto come non lo è nessuno, ma di certo non c’è lezione che non abbia preso e girato a suo vantaggio rimediando all’errore.
Aggiungiamoci anche la contingenza. Per carità, ribadiamo che tutto è possibile, e del resto quella col Genoa delle 6 partite che mancavano ancora a Inter e Napoli sembrava la più facile, anzi lo era.
Ma oggettivamente, guardando alle 4 partite rimaste, beh il calendario di Inter e Napoli è decisamente diverso. Non sta scritto da nessuna parte che l’Inter batta la Lazio in necessità di punti Champions, anzi. Per non parlare del viaggio alla fine in casa del Como matricola terribile. Ma per l’Inter non è nemmeno quello il problema, perché è vero che il Napoli va in casa di un Parma mai domo, ma è altrettanto vero che il Parma è quasi salvo, e anche se perdesse col Napoli comunque avrebbe un’ultima in casa di un’Atalanta già in vacanza che è decisamente alla portata, dunque non certo con il sangue agli occhi per la Champions. Per non parlare dell’ultima in casa del Napoli contro il Cagliari, forse già salvo, o comunque quasi. Insomma, il pareggio del Genoa lo ringraziamo perché ci ha regalato almeno una se non entrambe le ultime due settimane di pathos, ma a ben guardare il pathos davvero non c’è. Soprattutto perché, a prescindere da tutto, c’è Antonio Conte.

O almeno, per ora a Napoli c’è. Ma non è assolutamente detto che rimanga. Sarà Napoli o Juventus. Altre offerte non ne hanno fatte. Ma per dovere di cronaca, non l’ha fatta ancora nemmeno la Juve. Che però stavolta, rispetto all’anno scorso, l’opzione almeno la vaglia. Paradossalmente, se la Juve non andasse in Champions, virerebbe sicuramente su Conte. Se centrasse il quarto posto, non sarebbe sicuro ma comunque probabile. Conte non ha deciso anche perché ancora non c’è da decidere, visto che offerta vera e propria non c’è. E anche perché sta dando il beneficio d’inventario a De Laurentiis sulla intenzione di attrezzare la squadra il prossimo anno per il doppio impegno di livello. Oggettivamente i primi passi di ADL sono di tutto rispetto. Certo, abbiamo imparato a conoscere le sue partenze francesi e ritirate spagnole, con grandi proclami e poi finire agli Okafor. Ma ha fatto grandi mercati, ed essersi mosso a maggio avendo già una trattativa avanzata per De Bruyne e un vantaggio per Jonathan David vuol dire provare a trattenere Conte con i fatti. La questione non è affatto risolta: con De Bruyne c’è ben il 60% di differenza sullo stipendio, e non è poco. Ma c’è preferenza e trattativa, sempre che non arrivi qualcuno che faccia un’offerta spropositata e vanifichi il vantaggio del Napoli. Con David appunto c’è l’offerta migliore sul tavolo ricevuta dall’attaccante canadese. Anche qui c’è un bel po’ di differenza con la richiesta, ma il Napoli è al momento avanti a tutti.
Poi bisognerà chiuderle le trattative per convincere Conte, scottato dalle ansie di fine agosto per prendere quelli che voleva, e le incazzature di gennaio per sostituire Kvaratskhelia. Ma almeno le buone intenzioni di trattenere Conte per ora ci sono.