Negli ultimi giorni, il mondo del calcio italiano è stato scosso da una vicenda dai contorni opachi che coinvolge il Brescia Calcio e una società dalla nascita recente ma dal profilo ambiguo: la Gruppo Alfieri Spv Srl. Una questione di crediti fiscali, stipendi regolarmente pagati, ma anche accuse di truffa, dimissioni eccellenti e contenziosi legali, il tutto avvolto nel mistero di una società dal nome altisonante e dalla sede extralusso.
Gruppo Alfieri Spv: tra lusso, ambizioni e poche garanzie
Con sede nella prestigiosa via Monte Napoleone a Milano, nel palazzo acquistato da Kering per 1,3 miliardi di euro, la Gruppo Alfieri Spv è una srl con soli 25mila euro di capitale sociale, attiva da appena sette mesi. Alla guida, l’amministratore unico Gianluca Alfieri, 25enne originario di Atripalda (Avellino), figura centrale in questa intricata vicenda. Secondo quanto emerso, la società avrebbe gestito per il Brescia Calcio l’acquisto di crediti d’imposta, un’operazione lecita e utile al pagamento degli stipendi attraverso il saldo di contributi fiscali. Tuttavia, qualcosa non ha funzionato. Le cifre lorde versate allo Stato non avrebbero rispettato i criteri previsti, causando penalizzazioni per il club.
Accuse, dimissioni e un’altra “srl” inquietante
Il presidente del Brescia, Massimo Cellino, ha già sporto querela contro Alfieri. Ma le domande restano: perché il Brescia ha scelto di rivolgersi ad una una società così giovane? A indicarla sarebbe stato un noto commercialista bresciano, ora al centro delle critiche. Non è un caso isolato: anche il Trapani Calcio denuncia di aver subito una truffa dalla stessa società. Inoltre, Alfieri risulta amministratore anche della Stellato Srl, un’altra società registrata ad Avellino, attualmente inattiva, ma con un ampio oggetto sociale e un capitale di 700mila euro. Tutto ciò alimenta i dubbi su operazioni poco trasparenti, in un contesto dove il calcio sembra solo la superficie di dinamiche ben più complesse.