La confessione riguardante il mondo del tennis ha lasciato davvero molte persone a bocca aperta: di cosa si tratta.
Il tennis è uno sport tanto spettacolare quanto pericoloso, almeno dal punto di vista della pressione che un giocatore può arrivare a provare.

Jannik Sinner lo sa bene, specialmente perché è il numero 1 della classifica ATP e specialmente prima della squalifica subita per ben tre mesi, era spesso soggetto a pressioni mediatiche e all’attenzione di fan e addetti ai lavori oltre che dei colleghi dentro e fuori dal quadrato di gioco. C’è, però, a chi evidentemente va anche peggio.
La storia che stiamo per raccontarvi è davvero amara, anche se per fortuna non è successo niente di grave al protagonista di questo evento. In ogni caso, ci aiuta a comprendere l’importanza di sensibilizzare riguardo ad alcuni tempi delicati come quello della salute mentale: ecco cosa è successo a questo tennista.
Quando il tennis diventa un incubo: cosa è successo
Il protagonista di questa storia è Emil Ruusuvuori, che in un’intervista rilasciata ai microfoni dell’ATP ha parlato dei problemi di salute mentale che lo hanno colpito duramente, costingendolo al ritiro dal tennis per circa sei mesi. Riguardo alle sue difficoltà psicofisiche, ha parlato facendo riferimento a un match in particolare, citando il confronto di Miami contro Janni Sinner nel 2023: “Tre anni fa ebbi il primo vero attacco di panico, non riuscivo a respirare. Qualche giorno dopo portai Sinner al terzo set, ma nessuno poteva immaginare ciò che stavo vivendo”.

Ruusuvuori ha ricordato che si è ritirato in un torneo di Montreal per un virus intestinale, anche se il motivo era decisamente un altro, e da quel momento in poi non ha toccato più la racchetta per quattro mesi e mezzo. Ma com’è arrivato a uno stato di salute così tanto delicato? Ha raccontato anche del suo passato, quando il tennis era l’unica cosa che contava.
All’improvviso, però, non riusciva più a provare le medesime sensazioni giocando allo sport in cui ha sempre sognato di diventare professionista. Da un momento all’altro, infatti, “stavo lottando per alzarmi dal letto e mi chiedevo se volessi avvero viere”. Il tennista ha precisato che spera che la sua storia possa aiutare altre persone, e soprattutto che appassionati e addetti ai lavori capiscano che prendersi cura della propria mente è importante. Sono parole davvero di un certo peso, che sicuramente rendono il difficile passato di Emil Ruusuvuori e delle persone che hanno vissuto esperienze simili a dir poco rilevante.