C’è un solo modo per far digerire al tifoso una serie di cessioni: acquistare immediatamente, possibilmente spendendo un euro in più di ciò che è stato incassato fino a quel momento. Solo così, il Milan dimostrerebbe che il suo giugno di saldi è un calcolato disegno di rifondazione e non un atto disperato di racimolare margine per sistemare le perdite di bilancio del prossimo anno: su questo tema, occorre puntualizzare che la mancata Champions League va a penalizzare i conti dal 1 luglio e non quelli in chiusura al 30 giugno, già abbondantemente in attivo dopo la chiusura dell’operazione Reijnders, un affare sciagurato che anche ideologicamente è da ascrivere come l’ultimo atto di questa stagione e non come il primo della prossima.

A proposito: chi ha parlato nell’ultimo mese, salvo poi fare l’esatto contrario, non dovrà darne conto al disinteressato ed evanescente proprietario, perché ormai si è capito che questo non avviene in casa Milan, dove non paga mai nessuno… Ma dovrà farlo a un giudice molto più severo e attento: il popolo rossonero, che ormai non reputa più credibile chi continua a prenderlo in giro senza rispetto. Un pessimo esempio di incapacità comunicativa da affiancare a quella, già non banale, calcistica: la notizia buona, se Dio vuole, è che la stagione 2025/26 sarà in mano ad altri profili, di ben altro spessore e lignaggio.

Da ora in poi, si fa sul serio, puntando sul binomio di garanzia Tare-Allegri: al 7 luglio, data del primo allenamento di gruppo a Milanello, bisogna arrivarci con una squadra che si avvicini a quella che affronterà le 38 partite di campionato. C’è la volontà di ricostruire l’ossatura sia da un punto di vista tecnico, che sotto l’aspetto caratteriale dello spogliatoio: un Milan “che ci tiene”, come aveva già anticipato a fine stagione Matteo Gabbia, sempre più riferimento dei valori a cui la nuova squadra dovrà ambire e chissà, magari in lizza per una meritata fascia da Capitano. Senza assolvere nessuno dagli orrori societari 24/25 infatti, alla fine bisogna anche considerare un aspetto terra terra: ad arrivare ottavi in campionato sono stati poi in senso pratico i giocatori. La meritata contestazione alla proprietà di solo poche settimane fa non può trasformarsi per loro addirittura in un’amnistia: Tare e Allegri, che negli ultimi mesi hanno seguito tutto con occhio interessato ma molto più oggettivo perché meno coinvolto, hanno analizzato bene la quota di responsabilità di ciascuno e in base a questo intendono procedere. Avere un direttore sportivo sempre sul pezzo e un allenatore “uomo di mondo”, in tal senso, dovrà essere il grande valore aggiunto rispetto a un anno fa, quando allenatore e area tecnica sembravano completamente ignorare aspetti fondamentali di alcuni protagonisti, come la loro vita fuori dal campo o gli atteggiamenti poco professionali che ne hanno caratterizzato gli ultimi mesi (citofonare su tutti Theo Hernandez). “Il Milan ai Milanisti” era il vecchio motto di Adriano Galliani, quanto mai in auge in questo momento: per applicarlo però, occorre discernere bene chi milanista lo è solo al momento di ricevere lo stipendio e chi determinati valori li porta dentro, proprio come Igli e Max.

Perché, come ha detto il direttore sportivo nella sua unica intervista finora, “conta quello che c’è scritto davanti alla maglia, non dietro”: una chiamata alle armi in un momento di difficoltà motivo dettato dagli ultimi strascichi di fallimento comunicativo e sportivo della stagione appena conclusa. E che il nuovo ciclo voglia andare in totale controtendenza, lo si è capito già dal timing di esecuzione: a oggi, 5 giugno, il Milan ha un grande allenatore. Chi ha preso 5 meritatissime sberle in quel di Monaco, non sa ancora da che parte girarsi, nonostante da aprile sapesse di dover cambiare in panchina, dopo non esser stato in grado di tutelare il suo vero valore aggiunto, proprio l’allenatore: si potrà scrivere, in tempo di stucchevole dittatura mediatica? Fortunatamente, grazie alla trasparenza del mio Direttore e alla totale libertà che – a differenza di altri media – la mia tv offre, almeno qui sì. Ma anche questo dovrebbe far meditare i maestri di presunzione in via Aldo Rossi; nel 2025, anche saper comunicare contribuisce a creare il clima giusto intorno alla squadra e a favorire i risultati. Certo, non fino al punto tale di fare miracoli e vincere una finale da 5-0 senza via di scampo.






