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Gravina: “Sconfitta in Norvegia? Non mollo, ma basta brutte figure”

Sul palco del Festival della Serie A a Parma, il presidente della FIGC Gabriele Gravina ha affrontato a viso aperto la crisi della Nazionale italiana dopo la pesante sconfitta contro la Norvegia. In un intervento appassionato e denso di spunti, ha parlato di responsabilità, identità, giovani, progettualità e del futuro di Luciano Spalletti. Le sue parole, cariche di emozione e fermezza, hanno rappresentato un tentativo di rilanciare il calcio italiano, senza nascondere le difficoltà attuali.

La maglia della Nazionale non si indossa con il corpo, ma con l’anima

Gravina ha subito riconosciuto il valore dell’avversario: “Dobbiamo riconoscere la superiorità della Norvegia, una delle più forti in assoluto degli ultimi anni a livello di qualità, fisico e atletico. In questo momento è più forte di noi”. Tuttavia, ha sottolineato che il problema non è stato solo tecnico, ma soprattutto emotivo: “Un approccio diverso, con il fuoco dentro a cui fa riferimento Buffon, doveva portare a un epilogo diverso”. Il presidente ha poi ribadito che “non c’è spaccatura nel gruppo”, difendendo il senso di appartenenza dei giocatori: “La maglia azzurra non è un colore ma un’eredità. Non si indossa con il corpo ma con l’anima. Ti viene prestata dai bambini che la sognano”. In un clima teso, ha condannato le critiche eccessive: “È stata la prima di otto partite. Non piangiamoci addosso”.

Giovani, progettualità e fiducia in Spalletti

Gravina ha rilanciato il tema della formazione e della valorizzazione dei giovani: “Ci sono talenti come Samuele Inacio ed Esposito, vanno sostenuti con coraggio”. Ha evidenziato la necessità di una maggiore sinergia tra i settori federali e i club: “Non possiamo avere tre aree che non dialogano tra loro”. Infine, ha difeso Spalletti dagli attacchi: “Persona straordinaria, anima nobile, tra i migliori incontrati. Al calcio serve e fa bene”. E ha chiuso con determinazione: “Non penso a mollare in un momento così delicato. Dobbiamo portare avanti una progettualità. Basta con le brutte figure”.

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