Archiviata l’epica maratona del Roland Garros, il tennis si è trasferito sull’erba con il Boss Open di Stoccarda, primo assaggio del swing verde che culminerà a Wimbledon.
Benché il torneo non sia certo uno slam, non si può considerare un passaggio secondario per molti tennisti. A rendere intrigante l’evento tedesco non è soltanto la superficie, tanto amata quanto traditrice, ma la presenza di nomi pesanti, alcuni dei quali chiamati a riscattare una stagione sin qui deludente. Tra questi c’è Alexander Zverev, atteso dal pubblico di casa e costretto a far punti per restare nel giro nobile del ranking. Il tedesco, reduce da un 2025 in chiaroscuro, punta forte su Stoccarda per cambiare marcia.

La rassegna però ha già cominciato a mietere le prime vittime, a partire da Lorenzo Sonego, eliminato senza troppi complimenti al primo turno. Una debacle che non è passata inosservata. Eppure, non è stato il risultato a infiammare gli spalti nella giornata inaugurale, quanto un episodio che ha avuto come protagonista un altro italiano, ben più esperto e ben più fumantino. Un nome che al tennis italiano ha dato tanto, ma che continua a far parlare di sé anche – e soprattutto – per ciò che è accaduto dopo il match.
Fognini-Moutet: scintille sull’erba
È bastata una manciata di secondi, dopo due ore abbondanti di battaglia, per trasformare il centrale di Stoccarda in una gabbia di tensione. Al termine dell’incontro del primo turno, vinto dal francese Corentin Moutet con il punteggio di 6-4 6-7(3) 6-3, Fabio Fognini ha perso le staffe durante la stretta di mano. Sembrava tutto regolare, fino a quando l’azzurro non ha alzato la voce: “Regarde-moi! Regarde-moi!” – “Guardami! Guardami!”, ha urlato in francese Fognini, rivolgendosi a un Moutet che, piuttosto che rispondere, ha pensato bene di allontanarsi esultando verso il pubblico. Una scena surreale, interrotta da un epilogo ancora più incandescente.

“Piccolo maiale, sei una m**da” – l’affondo brutale di Fognini, ormai fuori di sé, rivolto all’avversario proprio sotto la sedia dell’arbitro. Uno sfogo legato, con ogni probabilità, agli atteggiamenti sopra le righe tenuti dal transalpino nel corso del match, tra urla, autoincitamenti esasperati e provocazioni costanti. Entrambi non sono nuovi a questi episodi: Fognini, ormai 38enne, ha segnato un’epoca per il tennis italiano tanto con la racchetta quanto con la lingua affilata. Moutet, numero 91 del mondo, si sta invece costruendo una reputazione da “bad boy”, ereditando idealmente un ruolo che il ligure ha incarnato per anni. Dai battibecchi a Miami ai litigi nei Challenger, Corentin non si tira mai indietro.