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Inter, l’era Chivu tra il coraggio di cambiare e la voglia di osare

Inizia dal Mondiale per Club l’avventura di Christian Chivu sulla panchina dell’Inter. Molti lo hanno già definito un ritorno, ma ciò che si percepisce è che questa sia una storia molto diversa rispetto a quella che l’ex calciatore ha vissuto in campo. Perché, giudizi sull’operato di Simone Inzaghi a parte, Chivu raccoglie un’eredità molto importante dopo soli tre mesi di panchina in Serie A, a Parma. La parentesi negli USA rende complicato l’inizio della programmazione estiva, perché Chivu non ha quel tempo necessario per farsi conoscere e per far capire ai suoi la filosofia su cui intende basare l’intera stagione.

Cristian Chivu, allenatore Inter Primavera
Christian Chivu (LaPresse) – sportitalia.it

Inter: dal Mondiale per Club alla futura programmazione

E’ chiaro che il Mondiale per Club, dopo tutto quello che è accaduto da Monaco di Baviera in avanti, deve essere vista come una parentesi da vivere comunque in maniera competitiva, ma senza quell’ossessione che, in questo momento, potrebbe essere dannosa. Sarà l’estate della mini rivoluzione, dichiarazioni dei diretti interessati a parte, perché molti big dello scacchiere nerazzurro di Inzaghi sono apparsi stanchi, esausti, arrivati al limite delle proprie potenzialità. E dopo un ciclo quadriennale vissuto tra alti e bassi è giusto cambiare, perché a volta serve anche il coraggio di osare, reinventandosi alla ricerca di una nuova vita. Questo è quello che deve fare l’Inter, mettersi giustamente in discussione dopo un’annata negativa, perché una finale di Champions persa malamente e uno scudetto sfuggito via con grandi responsabilità proprie non possono essere alibi.

Il compito di Chivu è molto arduo ma questo, lui, lo sapeva fin dalla prima chiamata. All’Inter si deve lottare per vincere, il diktat che giustamente Beppe Marotta ripete è molto chiaro. Quest’anno bisognerà però evitare quegli errori di superficialità che forse in quest’ultima stagione hanno condizionato un cammino che poteva avere un finale molto diverso, sia in Italia sia in Europa.

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