Largo ai giovani, sempre. Perché con i giovani bravi, lo ha dimostrato il Paris Saint-Germain, puoi vincere la Champions e aprire un ciclo che duri nel tempo. Ma attenzione a un dettaglio: se li prendi e ci punti, devono essere di talento, possono anche costare una cifra ma l’importante è che non si tratti di soldi che prima o poi dovrai scaraventare dalla finestra. Ma in un gruppo lanciato verso il futuro terrei sempre gente che in Serie A potrebbe giocare con mezza gamba oppure con il sigaro in bocca. Premesso che De Bruyne non è un 37enne e che darà al Napoli un enorme contributo, intendo dire che uno come Modric anche all’alba delle 40 primavere può essere competitivo a patto che ci sia un concetto di squadra tale da mettere a disposizione la sua classe. E poi c’è un signore di 39 anni, si chiama Edin Dzeko, che non sbaglia una stagione, che segnerebbe anche a 45, assegno in bianco da firmare ogni 12 mesi per andare alla cassa. Ci sono attaccanti che a 25 non sanno dove sia la porta, eppure sono costati 50 milioni. Ce ne sono altri che mai tramontano e che vorresti sempre dalla tua parte: Edin è uno di questi, anche con un altro attaccante accanto, per dimostrare che se sai segnare il documento d’identità è carta straccia.

Giovedì la presentazione di Rino Gattuso, nuovo commissario tecnico della Nazionale italiana. Ha ragione Maurizio Sarri quando dice “continui a fare Ringhio, senza snaturarsi”. Sarebbe già una base di partenza importante all’interno di un gruppo che con Spalletti era andato oltre la canna del gas, dal punto di vista delle motivazioni. Ecco perché sarebbe bello dare un senso di appartenenza a gente che ha perso la bussola, la tramontana e che – mediamente parlando pur con le dovute eccezioni – ci ha fatto perdere per due volte di fila l’autobus per i Mondiali.

Trovo non bello che opinionisti di passaggio (facciamo un nome e un cognome, Riccardo Montolivo) mettano in piazza le vicende personali piuttosto che dedicarsi alla comunicazione strettamente tecnica. Oltretutto non è che la carriera di Montolivo abbia brillato, soprattutto negli ultimi anni, tuttavia nessuno si è permesso di giudicarlo alla luce di vicende personali. E dovrebbe essere così anche per lui, visto che il servizio della tv dove lavora è a pagamento. Stendo un velo pietoso su un direttore di un quotidiano sportivo che non sa cosa sia la morale e dà lezione di morale agli altri. Gattuso non deve vincere il Mondiale, deve semplicemente cancellare un’onta insopportabile. Se andiamo in Norvegia e prendiamo tre schiaffi senza colpo ferire, un motivo ci sarà. Ecco ripartiamo da qui, gli faccio l’in bocca al lupo solo per questo: cerchiamo di essere l’Italia senza arrossire di vergogna e alla larga da tutti i problemi irrisolti da anni (vorrei dire da secoli). Il playout tra Sampdoria e Salernitana credo sia stata la sintesi dello scandalo, ma purtroppo non è stato l’unico. La Serie C celebra lo share, ma dimentica gli “omicidi” di club che sono spariti senza un minimo di controllo preventivo. Ecco, abbiamo bisogno di un Gattuso che almeno ci metta il cuore, la sincerità, l’appartenenza e ciò che serve in un mondo di improvvisatori in servizio permanente effettivo.