Per Jannik Sinner, numero uno al mondo, non sembra esserci tregua: dopo una finale da brividi, emergono nuovi segnali preoccupanti.
Sembrava l’anno perfetto, quello della consacrazione definitiva dopo uno stop ingiusto. E forse, in parte, lo è stato comunque o potrebbe ancora esserlo. Però qualcosa si è inceppato sul più bello, nel momento in cui il sogno sembrava a un passo dalla realtà. La finale del Roland Garros è ancora lì, nella memoria collettiva, come un racconto epico ma incompiuto.

Un match che ha tenuto milioni di tifosi con il fiato sospeso, che ha fatto tremare i polsi anche ai più esperti. Perché Jannik Sinner ha avuto tre match point. Tre occasioni per scrivere la storia, per diventare il primo italiano a vincere sulla terra rossa di Parigi da numero uno al mondo. E invece, tutto si è capovolto in un attimo.
Sinner: quelle dichiarazioni scuotono i tifosi
Quella sconfitta brucia ancora. Ma non è solo il risultato a pesare. Sono i dettagli, le sensazioni, le dinamiche che si sono create nei momenti decisivi. E proprio su questo ha voluto dire la sua Toni Nadal, uno che di finali Slam ne ha vissute parecchie, anche dalla parte giusta. “È stata una sconfitta molto dura. A Jannik è mancata un po’ di tranquillità nel momento più importante”, ha detto lo zio ed ex coach di Rafa. Una dichiarazione che pesa, anche perché arriva da una figura sempre molto attenta e misurata. “Forse anche il suo box avrebbe dovuto dirgli ‘Calma!’”, ha aggiunto, quasi a suggerire che l’intero entourage avrebbe potuto gestire meglio la pressione di un momento così delicato.

In effetti, quando sei a un passo dalla vittoria, e soprattutto quando hai tre match point sul 5-3 nella finale di uno Slam, su una superficie come la terra dove il servizio incide meno, perdere il controllo può diventare fatale. La testa conta, forse più del braccio. E Toni Nadal lo sa bene. “C’era tensione”, ha detto. “Jannik era a un passo dal vincere il quarto Slam eguagliando Carlos”. Carlos, ovviamente, è Alcaraz. Il rivale diretto, l’altro predestinato di questa generazione. E quella sfida, oltre al trofeo, valeva anche un pezzo di eredità futura.
Senza ombra di dubbio, Sinner ha ancora tutta la carriera davanti. Non ha perso il talento né la fiducia del circuito. Però adesso, dopo il Roland Garros, iniziano ad arrivare anche altre notizie che fanno riflettere. Il fisico comincia a dare segnali di stanchezza, la pressione mediatica si fa più pesante, le aspettative crescono a dismisura. Essere numero uno non è solo un onore: è anche un peso. E gestirlo, soprattutto dopo una batosta simile, non è semplice per nessuno. Nemmeno per un ragazzo come lui, abituato a non lamentarsi mai.
Insomma, la stagione è ancora lunga e tutto può succedere. Ma una cosa è certa: dopo Parigi, Jannik dovrà ritrovare quella serenità che lo ha sempre contraddistinto. Perché il talento c’è, la voglia pure. Però, adesso più che mai, serve la testa. E serve anche qualcuno che, nei momenti chiave, sappia dirgli solo una parola: calma.