In Italia – forse più che altrove – il successo sportivo richiede un prezzo. Jannik Sinner, probabilmente il più forte tennista italiano di sempre, ha imparato subito che vincere porta gloria, ma anche un’attenzione mediatica senza tregua.
Non basta più sostenere il ritmo dei top sul campo: si diventa personaggi a 360°, protagonisti di gossip, curiosità e spesso, più che merito, vittima di una narrazione che pare dipendere solo dalla sua presenza (o assenza) nei tornei. Quando Sinner gioca, offre spettacolo e alimenta la cronaca sportiva; quando perde, come è successo ad Halle, Roma o Parigi, scatta il talk show, la controprova, e si cerca subito un fatto diverso da commentare. Quando non c’è un match da analizzare, ecco che spuntano le sue vacanze, le storie d’amore, le scelte di allenamento.

Anche il recente duetto – stavolta col grande Andrea Bocelli . è diventato materia di cronaca. Insomma, la sensazione è che ci sia una smania spasmodica di riempire articoli con “qualcosa” su Sinner, anche quando la vicenda pare più un espediente editoriale che una notizia autentica. E, naturalmente, ogni volta che si tocca qualcosa che esula dai colpi vincenti in campo, l’attenzione si accende con la stessa enfasi riservata alle finali di Slam.
Andrea Scanzi affossa Sinner e Bocelli. “Esperimento orribilante”
Andrea Scanzi non ha usato mezze parole: ha definito il duetto “Polvere e Gloria” con Bocelli e Sinner come “l’esperimento musicale più orripilante degli ultimi 50 anni”. Il critico non risparmia la sua ironia tagliente, attaccando il risultato estetico e culturale del brano, che, sostiene, non solo avrebbe tradito le aspettative date dai due nomi coinvolti, ma ha avuto perfino una funzione negativa, paragonabile a un titolo senza qualità. Scanzi ha lamentato l’eccesso mediatico insopportabile: una canzone pensata forse per cavalcare la fama dei due protagonisti, più che per creare musica autentica. La ‘canzone’ – ha detto – è di una bruttezza straziante, sottolineando come la sua presenza, accentuata dall’accostamento a Bocelli, lo abbia reso quasi un momento patetico della produzione musicale italiana.

Soprattutto, colpisce l’ilare contrasto tra il rispetto dovuto alla dimensione artistica di Bocelli e quella, più fresca, di Sinner: un duetto che – secondo Scanzi – ha prodotto non solo un risultato estetico discutibile, ma ha ulteriormente appesantito la narrazione mediatica su Sinner, trasformando ogni elemento laterale in un evento da talk show. In altre parole, Scanzi attacca un sistema mediatico che sembra aver perso il senso delle proporzioni: non è più sufficiente il talento o la bravura sportiva, serve un’opera, qualsiasi essa sia, per riempire i contenuti. E questo esperimento, definito “orripilante”, avrebbe superato ogni limite di decenza artistica.