C’erano una volta i “mangiallenatori”, quei presidenti cui bastava un soffio di vento per dare un colpo di spugna a tutto quanto e sconfessare proclami di progetti per ripartire dopo poche giornate di campionato da una nuova guida tecnica. Una tendenza, quella, che in un certo sembrava far pensare che tutto sommato non bisognasse legarsi troppo a questo o a quell’allenatore, che invece fossero i giocatori al centro di tutto e che l’importante fosse trovare qualcuno bravo a farli rendere in quel preciso periodo. La tendenza sembra essere cambiata, anche se arriviamo dall’estate più incredibile da questo punto di vista: 11 panchine su 20 sono cambiate. L’importanza della scelta dell’allenatore oggi è al centro delle discussioni.
E come pensarla diversamente d’altronde, quando il campionato italiano è stato appena vinto da una squadra che l’anno prima era arrivata a metà classifica e semplicemente affidando la guida tecnica a uno come Antonio Conte ha visto cambiare tutto? Il ruolo dell’allenatore è più centrale che mai oggi nelle analisi. Si è parlato molto di più di Simone Inzaghi, che delle giocate, dei cali e dei picchi dei vari Lautaro Martinez e Marcus Thuram, per dire.
E allora come cambieranno le gerarchie in vetta alla classifica guardando al pazzo mercato dei tecnici cui abbiamo assistito in queste settimane? La conferma dello stesso Conte è il punto di partenza più importante degli azzurri. Il mercato sta portando a nomi importanti, si veda De Bruyne e il colpo che deve arrivare davanti. Ma a sentir parlare i giocatori, non ce n’è uno che non parli di Conte quando gli si chiede quale sia stato il segreto per rendere in questo modo.

Alle sue spalle le incognite sono tante e questa sarà la forza principale del Napoli ai nastri di partenza. L’Inter ha già speso 70 milioni, ma gli innesti sono di diversi giovani di belle speranze, cui andrà però dato tempo. Chivu conoscendo direttamente alcuni di loro e l’ambiente in generale sembra poter essere una buona scommessa, ma rimane inesperto a questo livello e andrà testato.
Dietro ai nerazzurri chi sembra puntare fortemente sulla garanzia rappresentata da un tecnico che sa come si vince è il Milan: dentro Allegri, accompagnato da Modric, l’allenatore in campo. Il Milan si candida per essere una mina vagante, la minaccia che a fari spenti vuole tornare a ruggire come un tempo. Al suo fianco la Juventus, che ha dato continuità a quanto fatto con Tudor negli ultimi mesi. Dentro David, le incognite rimangono tante, va visto cosa porterà però il mercato da qui a settembre, visto che si parla di giocatori di primissimo piano per integrare la rosa.
In questa bagarre Juric avrà il compito forse più ingrato: sostituire quello che è stato un monumento a Bergamo, ovvero Gasperini. Eppure i mezzi della società rimangono quelli di una squadra che ormai è fra le grandi. A proposito del peso che possono avere gli allenatori, in zona Europa c’è curiosità nel vedere che tipo di progetto sta nascendo proprio con Gasperini alla Roma: se riuscirà a ripetere anche solo al 50% quanto fatto a Bergamo e prima ancora in altre piazze come Genova, quali possono essere i limiti per i giallorossi? Senza dimenticare Pioli alla Fiorentina, Italiano che con il suo Bologna vuole stupire e dare ancora più fastidio. E Sarri? Le incognite per il blocco di mercato aumentano ancora di più. Fabregas intanto continua, nel silenzio, a non veder l’ora di essere la variabile impazzita del nostro campionato: a suon di colpi di mercato il suo Como minaccia di fare la voce grossa in meno tempo di quello che si pensava.