Ademola Lookman è tornato, quando ha voluto e senza avvertire. Con uno spirito di servizio sotto lo zero, senza un minimo rispetto verso chi gli paga puntualmente lo stipendio, rivendicando promesse scritte sulla sabbia (come quel famoso “ti amo”), consigliato da agenti che meritano un voto basso (“due” e forse sono generoso) per la gestione della pratica. Fossi nell’Atalanta non vorrei vedere più Lookman in cartolina. Una bella multa, ottima e abbondante? Non sarebbe sufficiente, anche perché Ademola è recidivo, aveva fatto più o meno la stessa cosa un anno fa di questi tempi, era stato perdonato. Dopo la devastazione social, ha tolto le maglie e le foto rievocative, ha fatto peggio con i fatti. Sono lontano anni luce da chi sostiene che gli adegueranno il contratto, si metteranno d’accordo, troveranno una soluzione, tireranno a campare. Qui stiamo parlando di una porta sbattuta in faccia con forza, di un tir che è passato sopra la famiglia Percassi senza il minimo scrupolo, di uno che neanche avverte quando torna (l’Atalanta non era al corrente che sarebbe sbarcato a Zingonia nella giornata di ieri). Inaffidabile. E poi, la verità va detta in faccia, non è che senza Lookman smettiamo di guardare le partite oppure ci dedichiamo al giardinaggio. Dovesse essere reintegrato, a settembre in automatico gli verrebbe un nuovo mal di pancia, chi tradisce una volta tradisce sempre. I suoi agenti, che hanno gestito la vicenda in modo assurdo, dovrebbero dargli una risposta alla seguente domanda: per quale motivo si sono lasciati palleggiare per un mese abbondante senza riuscire ad ottenere neanche il 20 per cento del risultato? Gyokeres ha voluto l’Arsenal e alla fine ha ottenuto quanto stava inseguendo. Lookman è stato sedotto dall’Inter e poi messo in un cantuccio per quattro o cinque milioni, una storia davvero con pochi precedenti. E io dovrei fidarmi di uno che torna a indossare la maglia dell’Atalanta reduce da questi comportamenti “esemplari”? Suvvia. Fuori dall’Italia, ne avevo parlato, il calciatore professionista (in che senso professionista?) Lookman era stato cercato anche dall’Arsenal. Non si sa se questa storia si riaprirà, ma so di sicuro che se fossi la Dea (che intanto ha preso Krstovic) rispedirei Lookman al mittente, in Nigeria, con una semplice posta prioritaria e neanche con una raccomandata veloce. Tenete forte, perché in queste due settimane scarse che mancano alla conclusione del mercato parleremo tanto di Dusan Vlahovic, inevitabile.

L’estate sta finendo, tra pochi giorni sarà campionato, ci divertiremo e vi divertirete. Faccio un particolare in bocca al lupo a Maurizio Sarri non soltanto per il rapporto che ci lega ma perché ha dovuto assistere ai pranzi luculliani di mercato della concorrenza, a lui non hanno dato nemmeno un panino con la mortadella. Questa cosa l’hanno giudicata come normalità, ma tanto normale non è. Sarri è tornato alla Lazio per amore, anche se i peggiori nemici della Lazio sono quelli che sparano e sparlano senza un contraddittorio. Una sola cosa non ho capito di Maurizio, per quale motivo si sia affidato a Paolo Busardò, l’agente-intermediario che vuole (vorrebbe) risolvere i problemi di tutti, fa confusione, non è il mio modello dal punto di vista della qualità del lavoro, classica dimensione della nuova frontiera del calcio. Si stava meglio prima, quando c’erano direttori sportivi di spessore che decidevano e sapevano decidere senza essere condizionati oppure senza essere la penultima ruota del carro. Sarri si è affidato a Busardò, il cavallo sbagliato, che non è stato in grado di portargli una proposta accettabile, della serie “ci sono intermediari bravi e altri non all’altezza”. Per andare alla Lazio non serviva Busardò che ha dato sì un contributo, ma alla confusione e all’immobilismo.






