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Tennis nel caos, la protesta di Sinner coinvolge anche Alcaraz

Risulta difficile immaginare un Sinner in grado di “alzare la cresta”, ma stavolta l’altoatesino ha deciso di stupire tutti: coinvolto anche Alcaraz.

Chi conosce Jannik Sinner sa bene che il suo stile non è mai stato quello del clamore. Il fuoriclasse altoatesino si è costruito un’immagine di campione schivo, riservato, refrattario alle polemiche. Non è mai stato un amante delle dichiarazioni sopra le righe e, anzi, spesso ha disinnescato tensioni e provocazioni semplicemente glissando. Una strategia che gli ha permesso di attraversare momenti delicati senza mai uscirne scalfito. Un esempio su tutti è stata la gestione del caso legato al clostebol, quando Sinner si è trovato sotto la lente di media e tifosi. Lì dove molti avrebbero alzato la voce, lui ha scelto la strada del silenzio e della concentrazione, lasciando che fossero i fatti e il campo a parlare. Un approccio simile lo ha mostrato anche nella bagarre con personaggi come Nick Kyrgios o Federica Pellegrini, che non gli hanno certo risparmiato frecciate pubbliche. Sinner non ha mai raccolto, mantenendo sempre un profilo sobrio e diplomatico.

Jannik Sinner
Tennis nel caos, la protesta di Sinner coinvolge anche Alcaraz – Sportitalia.it (screen Youtube)

Il suo carattere, spesso descritto come particolare, è in realtà una delle armi vincenti della sua carriera. Ha saputo trasformare la riservatezza in una forma di forza mentale, capace di isolarsi dal rumore di fondo per concentrarsi solo sulla racchetta e sulla pallina. È così che ha conquistato tornei, record e una credibilità internazionale che va oltre il tennis giocato. Ma se la regola è stata quella del silenzio, stavolta c’è un’eccezione. Perché Sinner ha scelto di prendere posizione in modo netto, prestando la sua voce a una protesta che scuote il tennis mondiale.

Tennis in protesta, Sinner e Alcaraz in prima linea: si va verso il Consiglio dei Giocatori

La novità è che Sinner, insieme a Carlos Alcaraz e Lorenzo Musetti, ha firmato una lettera indirizzata agli organizzatori dei grandi tornei, una presa di posizione che porta con sé un peso specifico enorme. Non si tratta di un gesto isolato, ma di un fronte compatto: tutti i top ten ATP, fatta eccezione per Novak Djokovic e Felix Auger-Aliassime, hanno sottoscritto il documento, e sul versante femminile hanno aderito nove delle prime dieci WTA, con la sola esclusione di Elena Rybakina. Le richieste sono concrete e incisive. I giocatori pretendono un incremento del montepremi, con la quota dedicata ai compensi che dovrebbe salire dal 16 al 22 percento dei ricavi, e l’istituzione di fondi specifici per pensioni, assistenza sanitaria e maternità, sul modello di quanto già previsto da ATP e WTA. Inoltre, rivendicano un maggiore peso politico: un Consiglio dei Giocatori che possa avallare o respingere ogni novità introdotta dal circuito, riducendo il divario tra chi prende decisioni e chi le subisce sul campo.

Sinner e Alcaraz
Tennis in protesta, Sinner e Alcaraz in prima linea: si va verso il Consiglio dei Giocatori – Sportitalia.it (screen Youtube)

Gli US Open, storicamente più aperti alle istanze dei tennisti, hanno già dato un segnale con il montepremi record da 90 milioni di dollari. Ma la battaglia non è solo economica: si tratta di ridefinire il ruolo dei protagonisti di questo sport, troppo spesso considerati semplici pedine di uno spettacolo che senza di loro non avrebbe senso. Per rafforzare il fronte, i giocatori si sono affidati a Larry Scott, ex CEO della WTA, figura discussa ma di esperienza. In passato la PTPA di Djokovic e Vasek Pospisil aveva già sollevato critiche contro le istituzioni, ma senza puntare direttamente agli Slam. Questa volta, invece, il fronte è chiaro e compatto. Con Sinner e Alcaraz in prima fila, la protesta assume un valore simbolico fortissimo: i due leader della nuova generazione non solo dominano il campo, ma vogliono anche cambiare le regole del gioco fuori dal campo.

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