Ha combattuto per tutto il 2025, illuminando l’asfalto di tutta Europa. Ora però Tadej Pogacar deve fare i conti con la cruda realtà: si ritira.
La stagione 2025 di Tadej Pogacar è stata, ancora una volta, un trionfo. Lo sloveno della UAE Team Emirates ha consolidato il suo status di fenomeno assoluto, aggiungendo nuovi record a un palmarès già impressionante. Dopo aver iniziato l’anno vincendo l’UAE Tour, Pogacar ha proseguito la sua marcia inarrestabile conquistando tre Monumenti – Fiandre, Liegi-Bastogne-Liegi e Giro di Lombardia – e soprattutto il suo quarto Tour de France, suggellando un dominio che non ha eguali nel ciclismo moderno. Le sue vittorie non sono mai arrivate per caso. Alla Liegi, Pogacar ha attaccato a 34 chilometri dall’arrivo lasciando dietro di sé avversari annichiliti; al Tour de France ha trionfato in vetta a Hautacam, scardinando ogni resistenza di Jonas Vingegaard e riprendendosi la maglia gialla dopo una gara vissuta tra tattica e coraggio. Il capolavoro autunnale è arrivato al Giro di Lombardia, vinto per la quinta volta consecutiva – un record mai riuscito a nessuno nella storia. In mezzo, anche il titolo di Campione d’Europa su strada, conquistato con un’azione solitaria di 75 chilometri, una delle più spettacolari degli ultimi anni.

Pogacar ha dimostrato di essere il ciclista più completo del decennio: scalatore, cronoman, corridore da classiche e leader da grandi giri. La sua versatilità lo rende un unicum nella storia recente, capace di vincere in qualsiasi contesto e stagione, su terreni e climi diversi. Eppure, dietro il sorriso e la potenza che lo contraddistinguono, si nasconde un lato umano che nel 2025 è emerso con forza: quello di un atleta che, pur vincendo tutto, ha dovuto fare i conti con la fatica, la pressione e i limiti fisici di un corpo spinto oltre ogni misura.
Pogacar, la madre rivela: “L’ho visto esausto, non mi stupirei se si ritirasse”
Le parole più sincere e sorprendenti arrivano da chi lo conosce meglio: la madre di Tadej Pogacar, Marjeta, che ha raccontato al quotidiano Le Parisien la dimensione più fragile del figlio. Quest’anno l’ho visto esausto, davvero stanco. Non mi meraviglierei se decidesse di smettere di correre – ha confidato, svelando ciò che pochi immaginavano dietro la maschera del campione perfetto. Durante il Tour de France, lo sloveno ha convissuto con un fastidio al ginocchio che lo ha spaventato a tal punto da temere il ritiro: “Dopo il Ventoux ho rischiato di fermarmi, il mio corpo era sotto shock”, ha poi ammesso lo stesso Tadej. A preoccupare la famiglia non sono solo le gare, ma anche tutto ciò che circonda il campione: sponsor, apparizioni pubbliche, aspettative costanti. “Non si riposa mai”, ha spiegato la madre, parlando di un figlio spesso costretto a vivere in apnea, tra allenamenti e impegni promozionali. E poi c’è la pressione della fama, che non sempre si traduce in affetto: “Abbiamo visto persone che lo spingono, che gli attaccano cose sulla schiena o gli urlano contro, solo perché vince troppo”.

Il 2025 ha messo alla prova non solo la forza fisica, ma anche la resistenza mentale del fuoriclasse sloveno. La stanchezza accumulata e il peso della perfezione hanno reso la sua stagione, oltre che straordinaria, anche umanamente difficile. Eppure, nonostante tutto, Pogacar non ha alcuna intenzione di fermarsi. La pausa dopo il Lombardia gli servirà per recuperare energie e tornare nel 2026 con la stessa fame di sempre. Perché se è vero che anche i campioni hanno un lato oscuro, è altrettanto vero che i più grandi sanno sempre risorgere. E Tadej Pogacar, il ragazzo che ha conquistato il mondo in bicicletta, ha ancora molte strade da illuminare.






