Tutto ci si poteva aspettare tranne che un cambio coach per Sinner. La rivelazione dopo Parigi ha scosso tutto l’ambiente e Cahill non la prenderà bene.
La vittoria di Jannik Sinner al Masters 1000 di Parigi è molto più di un trofeo da aggiungere in bacheca: è un segnale di forza, di maturità e di continuità a livelli ormai leggendari. L’altoatesino ha sconfitto in finale Felix Auger-Aliassime con una prestazione di alto livello, chiudendo un torneo dominato dall’inizio alla fine senza concedere nemmeno un set. È il suo quinto titolo in un Masters 1000 e il ventesimo in carriera, ma soprattutto un successo che lo rilancia definitivamente nella corsa al numero uno del mondo e lo proietta verso le ATP Finals di Torino da grande favorito. La vittoria parigina non è solo un trionfo personale: ha effetti diretti anche sulla corsa di un altro italiano, Lorenzo Musetti, che grazie alla sconfitta di Auger-Aliassime in finale può ancora sperare di qualificarsi per Torino.
Basterebbe infatti la vittoria nel torneo di Atene per ottenere l’ultimo biglietto disponibile per il prestigioso evento indoor, a patto che Aliassime non vada oltre gli ottavi a Metz. Il successo di Sinner, dunque, è diventato un doppio colpo per il tennis azzurro, che sogna di portare due italiani alle Finals. Sinner, da parte sua, ha gestito il torneo di Parigi con la sicurezza e la solidità di chi ormai è abituato alla pressione. Dopo i trionfi all’Australian Open e a Wimbledon, il suo 2025 si chiude come una delle stagioni più incredibili della storia recente. Ma dietro la perfezione tecnica e mentale dell’altoatesino, nelle ultime ore è emerso un retroscena che ha sorpreso tutti e che potrebbe turbare la serenità del suo entourage.
Sinner nei guai, Becker svela: “Voleva che lo allenassi”
A riportare il caso è stato Boris Becker, che in un’intervista al Corriere della Sera ha raccontato un episodio rimasto segreto fino a oggi. L’ex campione tedesco ha rivelato che, nel gennaio 2022, Jannik Sinner lo aveva contattato per chiedergli di diventare il suo allenatore, quando ancora era seguito da Riccardo Piatti. È vero, mi chiese di allenarlo, ma stavo aspettando la sentenza di Londra e non potevo promettermi. Non volevo lasciarlo solo, così gli suggerii due nomi: uno era Darren Cahill. Per me, il migliore – ha spiegato Becker. Le sue parole su Sinner hanno però sollevato qualche interrogativo: rivelare una confidenza così riservata, dopo il successo di Parigi e a pochi giorni dalle Finals di Torino, rischia di creare qualche imbarazzo all’interno del team. Becker ha aggiunto: “Non credo che avrei fatto meglio di Cahill e Vagnozzi, Jannik è già un campione di testa”. Un segreto che l’altoatesino non aveva mai condiviso pubblicamente e che ora, a pochi giorni dal torneo più importante della stagione, riporta i riflettori non solo sul suo tennis, ma anche sui delicati equilibri di uno staff che fino a oggi aveva trovato la formula perfetta per vincere.

Il tedesco, oggi 58enne e residente a Milano con la moglie Lilian, ha raccontato anche dei mesi terribili trascorsi in carcere in Inghilterra per bancarotta fraudolenta, tra le prigioni di Wandsworth e Huntercombe. Ho avuto paura di morire due volte – ha spiegato – quando un assassino mi venne addosso, pensai che mi avrebbe ucciso. Ma altri detenuti mi salvarono. Esperienze che, come ha confessato, lo hanno profondamente cambiato: “Quando perdi tutto – libertà, denaro, affetti – ti resta solo il carattere. È ciò che mi ha fatto sopravvivere”.






