Le ATP FInals hanno raggiunto un epilogo quasi scontato, con Sinner e Alcaraz che si sono affrontati in finale, ma in mezzo è arrivata la risposta a Vespa.
Nelle ultime settimane il tennis italiano ha vissuto un paradosso: mentre Jannik Sinner continuava a inanellare vittorie fino a raggiungere la finale delle ATP Finals, fuori dal campo si consumava una delle discussioni più accese degli ultimi anni, alimentata dalla sua decisione di non partecipare alla Coppa Davis. Una scelta legittima, spiegata e motivata, che però non è bastata a spegnere il fuoco mediatico, soprattutto da parte di figure come Bruno Vespa, che ha trasformato un’assenza sportiva in un caso nazionale, tirando in ballo residenza fiscale, origini familiari e persino il senso di appartenenza.
In questo clima avvelenato si è parlato molto meno di ciò che Sinner ha fatto davvero: vincere. Prima la prestazione sontuosa contro Felix Auger-Aliassime, poi il successo nitido contro Alexander Zverev, infine la qualificazione alla finale contro Carlos Alcaraz. Una settimana da leader, giocata con calma glaciale e concentrazione assoluta, come se le polemiche fossero rumore di fondo appena percettibile.

Anche il tentativo mediatico di trasformare la Davis in un banco di prova identitario ha trovato nel comportamento dell’altoatesino la risposta più elegante. Nessuna replica, solo tennis. È questa la cifra stilistica che continua a distinguere Sinner in un panorama spesso dominato da chi alza la voce più di chi alza i trofei. E il dato più interessante, alla fine, è che l’opinione pubblica internazionale si sta accorgendo di come non sia affatto il solo a mettere in discussione la formula attuale della Davis. Il rumore, dunque, è arrivato soprattutto dall’Italia. Ma non tutti i big del circuito la pensano tanto diversamente.
Zverev si schiera con Sinner: “Questa non è la vera Coppa Davis”
Il caso lo dimostra: basta cambiare latitudine, e il dibattito assume contorni completamente diversi. Proprio mentre Sinner veniva bombardato sul piano mediatico, Alexander Zverev – numero tre del mondo – in conferenza stampa ha pronunciato parole che hanno fatto tremare la nuova struttura della Coppa Davis, avvicinandosi molto alla visione dell’azzurro. Il tedesco, reduce dalla sconfitta con Felix Auger-Aliassime, ha ammesso senza filtri: “La vera Coppa Davis è quella con le partite in casa e in trasferta”. E ancora: “Questa non è la vera Coppa Davis. È, in un certo senso, un torneo esibizione che si chiama Coppa Davis”. Una presa di posizione così netta che lo ha portato addirittura a riconoscere la posizione di Sinner: “Jannik ha ragione”.

Zverev ha poi confermato che sarà comunque presente a Bologna, ma lo farà più per dovere morale che per convinzione: “Giocherò la Coppa Davis, ma lo faccio per i miei compagni. Struffy non ha più molte opportunità, e lo stesso vale per i nostri giocatori di doppio. Lo faccio per loro”. Un’ammissione sorprendente, che mette in luce quanto il format sia mal digerito anche dai top player non coinvolti nelle polemiche italiane. Nelle parole del tedesco traspare un senso di stanchezza e inutilità: “Se perdi ai quarti o alle semifinali, è una perdita di tempo”. Così, ciò che in Italia è stato usato come clava per colpire Sinner, nel resto del mondo viene discusso in modo lucido e pragmatico. Una considerazione che restituisce proporzione al dibattito, perché non esiste un caso isolato, ma un confronto globale sul futuro della manifestazione.






