È tornato Magic Mike: in un titolo così banale quanto azzeccato, c’è tutta la verità degli ultimi 12 mesi di Milan e di storia in rossonero di Maignan.
Perché dire “è tornato”, conferma un’evidenza incontrastabile, cioè che il vero Mike era svanito nel nulla fino a diventare un lontano e sbiadito ricordo. Colpa sua o dell’ambiente? Entrambe. Ma chi oggi punta il dito contro chi, in primavera, ha deciso di non affrettare i tempi di un rinnovo oneroso e pesante, parla col senno di poi e non con il senso della realtà. In tutta la scorsa stagione, Maignan ha inanellato errori e uscite a vuoto: chiedere a Liverpool, Como, Cagliari, Lazio, Feyenoord per iniziare un elenco nemmeno esaustivo.
I modi del rinnovo
Normale che Furlani, in sede di contrattazione, abbia giudicato opportuno rivedere al ribasso le cifre: le trattative si fanno così per entrambe le parti, non solo per i giocatori. Che Maignan, persona molto particolare e caratterialmente enigmatica, si possa essere offeso, è umanamente comprensibile: i calciatori tuttavia devono smetterla di considerarsi uomini e professionisti a loro piacimento e comodità, a intermittenza.
Il Milan lo scorso anno si aspettava qualcosa in più da Maignan in campo e anche fuori, dove i gradi di capitano sembrano più adatti ad altri (Gabbia su tutti, persino Leao) che a lui: da qui, oltre alla fragilità fisica, le valutazioni sui 5 milioni diventati 4 di offerta. Ma parlare del passato oggi non conta più: Mike torna a parare in campo e torna a sorridere fuori.
Maignan-Milan: prove di riavvicinamento
Vederlo sotto la curva a festeggiare a fine derby è un balsamo per l’anima: merito della cura Allegri, che ha rimesso tutto al proprio posto con la forza della credibilità e – non banale – dei risultati. E ora che succede? Beh, ora sì, tocca anche e soprattutto al Milan. Furlani ha avuto l’intelligenza e l’umiltà di sconfessare le sue scelte fallimentari in termini di allenatore e di modificare la sua politica di mercato con l’acquisto di Rabiot: ora è il caso di valutare attentamente il dossier Maignan, senza farsi prendere dall’euforia del momento ma nemmeno dando per persa con una resa incondizionata una risorsa di alto livello come il numero 16.
Un’offerta adeguata va riformulata: in Europa qualche portiere interessante c’è (personalmente mi piace Atubolu del Friburgo), ma il rischio del salto nel vuoto è notevole ed eccessivo per una squadra che vuole vincere. E allora la soluzione è semplice.
Se c’è un problema di sensibilità, di puntiglio, di forma, che le parti in causa si parlino il prima possibile e risolvano, nel nome del bene dell’AC Milan, l’unica cosa che conta.







