Alex Schwazer: “Io vittima di un complotto, credo di sapere chi è stato”

L’ex azzurro Alex Schwazer, medaglia d’oro olimpica a Pechino, torna a parlare del clamoroso caso della sua positività al doping tra 2012 e 2016 e torna a proclamare la sua innocenza

Alex Schwazer
Alex Schwazer, una squalifica a otto anni dopo l’accusa di doping del 2016 (Getty Images)

Da anni sostiene di essere innocente, la vittima di un complotto che voleva screditare lui e il suo allenatore. Alex Schwazer, forte della assoluzione del tribunale di Bolzano per il processo penale che riguardava il suo clamoroso caso di doping che risale ormai al 2016, tornerà a ribadirlo in televisione, domani a Verissimo.

Schwazer a Verissimo

Il rotocalco di Canale 5 condotto da Silvia Toffanin ospiterà il marciatore, oro olimpico a Pechino. Schwazer chiede con insistenza una revisione della sua condizione di atleta squalificato per doping. L’ultima sentenza, dopo che era stato fermato prima delle Olimpiadi di Rio del 2016 per un’altra positività era stata di otto anni.

Ma Schwazer, che nel frattempo si è sposato e ha avuto due figli, 36 anni, non rinuncia a lottare: “Ho aspettato così tanto questo momento che non me ne sono ancora reso pienamente conto. Nelle prossime settimane ripenserò a quello che è successo in questi anni. Quando è iniziata questa cosa non avevamo certezze che saremmo riusciti a dimostrare la mia innocenza e non sapevamo quando questo sarebbe potuto accadere”.

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“Vittima di un complotto”

In un’anticipazione concessa dalla redazione di Verissimo, Alex Schwazer torna a parlare di quel complotto che lo avrebbe voluto fuori dalla squadra azzurra delle Olimpiadi di Rio insieme al suo allenatore, Sandro Donati. Il marciatore torna a dichiarare che le sue provette per i controlli antidoping sono stati alterati: “Ci sono delle responsabilità. Ho un’idea su chi possa essere stato però bisogna saperlo dimostrare. Se sapessi i nomi li avrei già detti tempo fa nelle dovute sedi”.

Sull’ipotesi di un complotto sembra non avere dubbi: “Sicuramente è stato un complotto nei miei confronti. Lo sport mi ha fatto stare molto male. Non ho avuto nessun crollo psicologico perché sapevo di essere innocente. Mi sento ancora un atleta, sto bene fisicamente e ce la metterò tutta per tornare alle Olimpiadi. Ma non sarà una cosa facile da ottenere a livello burocratico e giuridico”.

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