America’s Cup, Ineos sfida New Zealand: ma Luna Rossa vuole esserci

Diventa ufficiale la sfida del colosso britannico degli idrocarburi Ineos al consorzio del Team New Zealand, ma è già polemica su tempi e modi della prossima edizione dell’America’s Cup

Luna Rossa, durante l’ultima sfortunata regata che ha dato l’America’s Cup al Team New Zealand (Getty Images)

Adesso è ufficiale: Team New Zealand ha già uno sfidante per la prossima edizione dell’America’s Cup, la 37esima. Si tratta del Royal Yacht Squadron Racing, che ha sede a Cowes, nell’Isola di Wight.

America’s Cup, un nuovo sfidante

Dietro lo Squadron Racing c’è il colosso britannico Ineos, marchio global nel settore dell’energia e degli idrocarburi al cui vertice c’è Jim Ratcliff, miliardario con potenzialità economiche praticamente immense e una passione-ossessione per lo sport.

Ratcliff sponsorizza la Mercedes campione di Formula 1, un team di ciclismo professionistico, diverse scuderie e moltissimi sportivi inglesi di prima grandezza. Un atteggiamento di marketing molto simile a quello che ha reso popolare la Red Bull e il suo creatore, Dietrich Mateschitz.

La vela è una delle grandissime passioni di Ratcliff che è pronto a spendere cifre da capogiro pur di puntare all’America’s Cup.

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Ratcliff sfida i Kiwis

Ratcliff spinge per avere la 37esima edizione fin da subito, dall’anno prossimo. Ed è pronto a investire fino a 200 milioni di euro pur di essere Challenger e magari di ospitare la sfida già nel 2022 a Cowes. Tutto ora passa nelle mani del consorzio del Team New Zeland che dovrà comunicare entro sei mesi i tempi e i modi in cui onorare la sfida. Potrebbe essere di nuovo in Nuova Zelanda, nel 2023. O dovunque ci sia un paese disposto a pagare molti soldi. Nel frattempo New Zealand deve fare i conti con il possibile ritiro del suo main sponsor, il colosso Emirates che avrebbe dichiarato di volersi ritirare.

Di sicuro si gareggerà con gli scafi AC75 che resteranno in vigore per almeno altre due edizioni dell’America’s Cup.

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…e Luna Rossa?

Luna Rossa ha già dichiarato la sua intenzione di aderire alla sfida. Ma tutto dipende dai detentori e dai primi challenger: che potrebbero anche decidere di creare dei team satellite (un po’ come succede in F1) per evitare altri ingressi in campo. Ovviamente lo skipper di Luna Rossa Max Sirena è già sul pezzo: “Abbiamo la garanzia da parte del signor Bertelli (presidente del consorzio di Luna Rossa e del marchio Prada n.d.r.) che faremo un altro tentativo. Da parte mia posso garantire un team competitivo che, come abbiamo visto, è stato in grado di tenere testa a New Zealand fino all’ultimo. Certo, se decidessero di chiudere e di fare vita a un testa a testa senza altri challenger sarebbe una pagliacciata, oltre che un disastro per tutot il mondo velistico e per la credibilità dell’America’s Cup”.

In ogni caso la prossima edizione di America’s Cup sarà l’ultima per Serena: “Non voglio diventare come il capitano Achab, questa non diventerà la mia ossessione. Ma sono convinto che ci si possa riuscire, abbiamo un team di altissimo livello e abbiamo ancora un bel margine di miglioramento”.

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