MotoGP, Maverick Vinales rimpiange il passato: “Un grave errore”

MotoGP, Maverick Vinales rimpiange il passato: “Un grave errore”. Il pilota spagnolo ripartirà con l’Aprilia ma non gli tornano i conti

La luce per  Maverick Vinales nella passata stagione è arrivata solo verso la fine quando il campione spagnolo ha rescisso con la Yamaha passando all’Aprilia per ricominciare. E così sarà anche ad inizio febbraio, quando tutti i piloti della MotoGP torneranno in pista a Sepang per i primi test stagionali.

Maverick Vinales alla Suzuki (ANSA)

Il punto più basso è arrivato con le accuse Yamaha, parzialmente ammesse dallo stesso Vinales, di avere deliberatamente sabotato la sua moto. Alla fine però un accordo è stato trovato e il contratto è finito con un anno di anticipo. Ma in realtà i rimpianti maggiore di Maverick sono legati alle sue scelte del passato.

Lo ha confessato al portale ‘The Race’ senza nascondersi: “Mi sembra chiaro che ho commesso un errore nel lasciare la Suzuki passando alla Yamaha. Avevamo una squadra davvero buona, ma la Yamaha era una moto vincente e ho scelto quella strada. Ora torno alle gare di nuovo emozionato, mentre prima arrivavo senza la giusta energia. Penso di avere ancora molto da dare”.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> Valentino Rossi, arrivano pesanti accuse: “Aveva un enorme potere”

MotoGP, Maverick Vinales rimpiange il passato: ecco perché alla fine ha scelto Aprilia

I primi mesi di Maverick Vinales in Aprilia sono stati incoraggianti e anche lui si è accorto del potenziale che la moto di Noale nasconde sotto la carena. Come la sua Yamaha, che non rinnega: “La moto era ad un ottimo livello e ho sempre detto che era eccellente. Poi però non sapevamo perché non riuscivamo a farla funzionare, a volte ero imbattibile e altre ultimo. Stavo impazzendo”.

Maverick Vinales (ANSA)

Soprattutto perché invece con lo stesso mezzo Fabio Qyartararo è andato a vincere il Mondiale dopo una lotta durissima contro la Ducati. Maverick però non ci vuole ripensare
“Voglio sentire una squadra attorno a me, per questo mi sono trasferito. Una squadra italiana è diversa da una giapponese e io avevo bisogno di un po’ più di calore attorno a me, un maggiore supporto in moto e fuori”.

Impostazioni privacy