Morto Gianni Di Marzio, il primo italiano a scoprire Maradona

Morto Gianni Di Marzio, il primo italiano a scoprire Maradona. Prima coime allenatore, poi come dirigente è stato un vero talent scout

Un altro pezzo di storia del calcio se ne va con Gianni Di Marzio, morto a Padova questa notte a 82 anni. Perché non era solo il padre di Gianluca Di Marzio, notissismo esperto di mercato e primo a dare la notizia,. ma un talent scout vero.

Napoletano, profondamente innamorato della sia città, Gianni Di marzio nel 1997 aveva coronato il sogno di tutti quelli nati e cresciuti nella sua città. Il presidente Ferlaino lo aveva scelto come allenatore del Napoli (rimase poi due anni) e lui cominciò a sondare anche il mercato estero.

Fu così che, primo tra gli italiani, notò un giovanissimo Diego Armando Maradona allora talento argentino in maturazione. In realtà non aveva potuto fare nulla per portarlo in Italia, le frontiere della nostra Serie A erano ancora chiuse e Diego sarebbe passato dal Barcellona prima di arrivare a Napoli nel 1984. Ma tra di loro si creò fin da subito un rapporto profondo di affetto e stima, durato poi negli anni.

Morto Gianni Di Marzio, una lunga carriera nel calcio con risultati di valore assoluto

Lo ha ricordato bene anche il figlio Gianluca, primo a dare la notizia al pubblico via socia. “E adesso potrai finalmente allenarlo il tuo caro Diego. Sei stato un grande papà, mi hai insegnato tutto e non sarò l’unico a non dimenticarti”.

Gianni Di Marzio aveva cominciato la carriera come calciatore nei primi anni ’60 ma un grave infortunio lo aveva costretto a smettere. Così si era inventato la sua vera carriera, anzi due. Come giornalista, scrivendo su ‘L’Unità’. E come allenatore e dirigente sportivo che ha girato diversi club prestigiosi in Italia.

La prima panchina, nell’Internapoli in quella che allora era la Serie C. Poi ancora tanta Campania, con Nocerina e Juve Stabia. Ma la prima svolta era stata al Catanzaro con il quale sfiorò la promozione in Serie A nel 1975 centrandola l’anno successivo. Poi arrivò la chiamata del Napoli per due stagioni: un quinto posto in classifica e una finale di Coppa Italia persa a Roma contro l’Inter.

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Da lì in poi ancora il Genoa, il Lecce, il Catania che ha riportato in Serie A nella stagione 1982-1983, il Padova, il Cosenza (nel 1987-1988 promosso in Serie B). Una carriera che gli è valsa anche per due volte il premio Seminatore d’oro, assegnato al migliore allenatore della stagione, con Nocerina e Catanzaro. Da direttore sportivo ha lavorato per il Cosenza, per il Venezia di Maurizio Zamparini che poi ha ritrovato da consulente a Palermo. Ma è stato anche apprezzato opinionista e ha insegnato a figlio tutti i segreti dietro alle quinte del calcio.

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