Mourinho, la linea sottile tra trionfo e fallimento. Milan, rivoluzione pronta. Napoli e Lazio, il Made in Italy batte fondi e stranieri. Lecce, qualcuno chieda scusa

Mercoledì si gioca tutto. Dentro o fuori. Non ci sarà la possibilità di chiudere la stagione con un giudizio sufficiente. L'ha impostata lui così e conosce bene i possibili rischi. Josè Mourinho dirà addio alla Roma ma prima di farlo dovrà dirci se è stato un completo flop oppure un vero trionfo. Chi legge starà pensando che non c'è equilibrio in quello che sto scrivendo e il lavoro di un allenatore, durato due anni, non potrà essere giudicato per una singola partita. Invece è proprio così. Se Mourinho, in due stagioni, non avrà portato la Roma in Champions League sarà un fallimento completo. E' colpa sua se ha fatto due campionati pessimi. E' merito suo se ha dato a questa squadra un dna europeo che non aveva mai avuto prima. La vittoria dell'Europa League ti porta in Champions League e se dovesse vincere avrà avuto ragione lui. Meglio una coppa e la qualficazione in Champions che la singola qualificazione grazie ad un secondo posto come i cugini della Lazio. Però tutto questo comporta seri rischi. Mi gioco una finale e se la perdo? Se la perdi avrai fallito. Il campionato è stato scadente e se punti tutto sulla coppa poi la devi vincere per andare nell'Europa che conta. Brividi, mercoledì. Mourinho, comunque andrà, ha deciso di lasciare la Roma, salvo clamorosi colpi di scena. Ha vinto una Conference e può vincere una Europa League. E' uno da competizione ridotta. La serie A l'ha fatto a pezzi. In Europa si trasforma e adesso ha la grande chance di scrivere un pezzo di storia. Mourinho può piacere o non può piacere (a me non piace) ma se dovesse vincere due coppe europee in due anni avrà avuto ragione lui. Anche perché se lo fai in una piazza poco abituata alla vittoria vale il doppio.

Intanto a Casa Milan è pronta la rivoluzione. Nei vertici ci sarebbe la voglia di cambiare staff dirigenziale ma, come già anticipato, non ci saranno scossoni clamorosi. Sono tutti consapevoli che il Milan ha fallito su tutta la linea quest'anno e la Champions arriverà dai tribunali e non dal campo. Cosa gravissima per i campioni d'Italia uscenti. Maldini avrà una terza chance ed è giusto cosi. Serve la "bella" per intenderci. Dopo aver vinto la prima, perso la seconda vedremo la terza sessione cosa dirà del duo Maldini-Massara. E' giusto non cambiare ma è altrettanto giusto che la proprietà alzi la voce e pretenda maggior rispetto. I soldi vanno investiti bene e non buttati dalla finestra. Il Milan avrebbe dovuto cambiare il giorno dopo la festa ma i rossoneri hanno commesso un errore che commettono in tanti dopo il trionfo: la riconoscenza. E allora ecco che perdi un anno e dopo 12 mesi devi fare quella rivoluzione che avresti dovuto fare subito. Sono almeno 6-7 i calciatori della rosa che non sono mai stati da Milan ad alto livello. Sul mercato vanno bene i giovani, benissimo le scommesse ma servono anche i punti di riferimento. Non sei il Sassuolo, l'Udinese o il Bologna. Ok il progetto giovani e le future plusvalenze ma qui serve gente pronta per vincere subito. Pioli resterà al suo posto. Qualche dubbio anche qui. 

Napoli e Lazio, intanto, confermano che in Italia non abbiamo soldi, non ci sono stadi ma abbiamo le competenze. Questa serie A è stata all'insegna del Made in Italy. Napoli e Lazio. Allenatori toscani e presidenti romani. Tutti e 4 molto particolari. A tratti folli. Però sono vincenti in campo e fuori. De Laurentiis e Lotito comandano il calcio italiano e hanno portato vantaggi al sistema e ai loro club. Il Napoli ha scritto la storia ma anche la Lazio in Champions è una notizia clamorosa nell'epoca dei fondi e dei dollari americani. Spalletti e Sarri sono bravi, vecchio stampo ma con mentalità giovane. Hanno dominato e dimostrato che si può fare calcio valorizzando le proprie idee. Un altro modello vincente è quello dell'Atalanta. Percassi è un fenomeno, D'Amico subentrato a Sartori molto bravo e la formula fondo-proprietà italiana può funzionare anche in futuro. 

Che salvezza. Basta all’ultimo minuto dell’ultima giornata. È arrivata in anticipo, con la valorizzazione di molti giovani, con bilancio in utile, record nella campagna abbonamenti e con la Primavera prima in classifica. È la vittoria straordinaria del popolo salentino. Un popolo intelligente, generoso e appassionato. Lo merita Lecce e il Salento. È la vittoria di un Presidente che ha fatto sacrifici e col sudore si è costruito il sogno di una vita. Squadra del cuore in A e bilancio in attivo. Gli basterà vendere un giocatore e il bilancio farà boom. Lui c’è stato sempre, Saverio Sticchi Damiani, anche quando sul più bello il socio ha deciso di mettere le azioni sul mercato. È la vittoria di Pantaleo Corvino, il “vecchio” che avanza ma che è meglio del nuovo fatto di Direttori che parlano inglese, spagnolo e francese e vengono scelti dai fondi perché sanno la lingua. Peccato che non sappiano la lingua del calcio! Corvino ha fatto 4 imprese in 12 mesi. La promozione in A con la prima squadra e la salvezza della Primavera lo scorso anno dopo la promozione. La salvezza della prima squadra con una giornata di anticipo e la Primavera capolista nella regular season. Tutto questo con il budget più basso di tutta la Serie A. L’assurdità è che nelle ultime gare casalinghe la curva gli ha anche chiesto di andarsene. Follie italiane. Anziché accendere un cero gli si chiede di tornare a casa. Lecce è magica. Magico è il Salento. Magica è la salvezza.

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