Juve, la vera manna è Giuntoli. Brozovic e il disco rotto. Frattesi top. Il Milan pensi a Pioli

Giovanni Manna è un dirigente bravo, in carriera, con la giusta ambizione di potersi ritagliare uno spazio sempre più importante. È giovane, il tempo va con lui, in ogni caso ha gestito discretamente le settimane iniziali di mercato della Juve. Quindi, occhio, gli abbiamo fatto i complimenti, mica lo abbiamo bocciato. Ma nello stesso tempo aggiungiamo e diciamo che la vera manna per la Juve è l’arrivo di Cristiano Giuntoli. La motivazione: da tempo c’era bisogno di un dirigente che non si occupasse esclusivamente di mercato, ma che non trascurasse la gestione complessiva dell’area tecnica com’è accaduto (colpevolmente) negli ultimi mesi. Nessuno si offenda, tuttavia la Juve mai ha sostituto Marotta e nello stesso tempo non ha rimpiazzato Fabio Paratici che ha lasciato dopo tanti errori, tali da cancellare parzialmente il buon lavoro della sua gestione. Non stava in cielo o in terra che Max Allegri dovesse occuparsi del mercato o di tutto il resto, con una battuta potremmo dire che la pacchia ora è finita. Una pacchia fino a un certo punto perché ora Allegri dovrà dare il massimo per cancellare un paio di stagioni orribili. Non ci saranno alibi, ce ne sono stati già parecchi e alcuni inutili. Ci prendiamo la responsabilità: come Allegri ha sperato fino in fondo (è la verità, qualsiasi altra dichiarazione sarebbe figlia dell’ovvietà) che prevalesse la linea interna, così urge che ci sia una sinergia assoluta. Il mercato? Ci saranno molte cose da fare, partendo dal presupposto che trovare una sistemazione a Zakaria, McKennie e Arthur sarebbe un passaggio vitale, possibilmente con un po’ di milioni in cassa. Chiesa e Vlahovic sono da monitorare, nel caso di Pogba la Juve non parla ma se arrivasse un amatore-estimatore nessuno gli sbatterebbe la porta in faccia. La lista degli acquisti? Parisi e Zaniolo sono nomi buoni, la vicenda Milinkovic-Savic va seguita, altre cose accadranno. E per la Juve l’arrivo di Giuntoli potrebbe essere davvero una… manna.

Il giocattolo Brozovic a casa Inter si era rotto da un pezzo. È inutile disquisire sul prezzo del cartellino, ci può stare che le considerazioni generali puntino sull’inadeguatezza dei 18 milioni proposti dall’Al Nassr per sbloccare la trattativa. Tra l’altro un salto all’indietro rispetto ai 23 milioni per il cartellino che erano stati offerti non troppi giorni prima degli accordi definitivi. Può Brozovic valere 18 se per Loftus-Cheek sono stati pagati più di 20? No, ma ci sono strade e scorciatoie diverse, alla larga da qualsiasi tipo di paragone. Il rapporto tra Brozovic e l’Inter si era lacerato in modo irrimediabile già nelle settimane antecedenti al Mondiale in Qatar. Non a caso il club nerazzurro aveva cercato di mettere in piedi lo scorso gennaio uno scambio con il Barcellona, pressando Kessie ma senza arrivare a un accordo per apparecchiare la tavola. È vero che negli ultimi mesi della stagione Brozo ha recuperato la visibilità smarrita dopo una stagione condizionata da qualche contrattempo, ma non bisogna dimenticare quanto era accaduto in precedenza. Giustamente segnalano che avesse rinnovato non troppo tempo fa fino al 2026, il punto é proprio questo. L’Inter ha ritenuto che, all’interno di un rapporto ormai collassato, fosse più importante risparmiare 12 milioni lordi a stagione per tre anni (totale 36) piuttosto che disquisire sul prezzo del cartellino. Ripetiamo: lo avrebbe fatto a gennaio se ci fosse stata la possibilità. La lievitazione e la crescita esponenziale di Calhanoglu davanti alla difesa hanno fatto tutta la differenza di questo mondo, quasi un tassello imprescindibile per il futuro. L’Inter ritiene che l’inserimento di un’altra mezzala alla Frattesi (proprio lui, siamo ai dettagli, pole mantenuta per oltre 20 giorni) da affiancare a Barella sia una mossa geniale e possa esaltare un progetto già molto competitivo. Certo, nessuno dimenticherà Brozovic: irascibile, scontroso, esigente ma anche efficace come pochi centrocampisti in giro per il mondo.

Il Milan è su più tavoli, vuole regalare una squadra competitiva a Stefano Pioli, un modo giusto anche per dimenticare la cessione di Sandro Tonali. Diciamolo senza troppi giri di parole: una cessione difficilissima e molto difficile da smaltire. I profili che il Milan sta trattando sono di assoluto spessore e non abbiamo problemi ad ammetterlo: Reijnders e Musah vanno benissimo per il centrocampo, per il primo spinge proprio l’allenatore che non disprezza comunque lo specialista del Valencia. Dipendesse da noi, faremmo Reijnders più Gravenberch sempre se ce ne fosse la possibilità, una coppia olandese che alzerebbe a dismisura la qualità di quel reparto, tenendo conto che Loftus-Cheek è già rossonero. Prendere Fresneda significherebbe aggiungere qualità alla corsia destra. Nel frattempo Kamada è stato sedotto e poi abbandonato, il Milan non vuole occupare il secondo slot da extracomunitario e continua a puntare Chukwueze, nella speranza che il prezzo del cartellino cali a un anno dalla scadenza del contratto. Pulisic sta tenendo duro, ha altre offerte ma vuole il Milan a ogni costo, sarebbe il modo migliore per proseguire la sua carriera in modo prestigioso, con tutto il rispetto che si deve al Lione. Certo, serve l’attaccante e il budget prevede anche quella mossa. Insomma, le idee non mancano e stiamo per andare a dama. Ci permettiamo soltanto di dare un parere (non un consiglio, ci mancherebbe): sarebbe il caso di fare in fretta perché la “chimica” della squadra spetta a Pioli. E l’amalgama, ovvero l’assemblaggio di tanti profili nuovi, soprattutto nella zona più importante del campo, non si acquista al supermercato come avrebbe voluto fare la buonanima di Angelo Massimino.

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