Juve, i motivi di una scelta strana: e Lukaku non è solo. Milan, smontata l’estate di Paolo e non è finita qui. La scommessa di Inzaghi all’Inter e la rivoluzione Barç: Cancelo apre la strada

Dusan Vlahovic è un centravanti moderno, che impone un gioco all’altezza delle sue qualità perché possa essere valorizzato nella maniera opportuna. Romelu Lukaku è un centravanti diverso, straordinario soprattutto in ripartenza ed in grado di potersi rivelare pericoloso per le difese avversarie anche spalle alla porta e giocando molto lontano dall’area di rigore avversaria. Questo è il motivo alla base della scelta di Max Allegri, che ha espresso la sua assoluta preferenza per il belga al punto da renderlo prioritario per Cristiano Giuntoli nell’ottica del restyling avanzato che la Juventus sta programmando per l’estate in corso. Al di là delle considerazioni sulle promesse che si potrebbero rivelare non mantenute dallo stesso Lukaku rispetto all’amore per le maglie che ha vestito in precedenza (non è stato il primo, non sarà l’ultimo come vedremo), ciò che merita un approfondimento è piuttosto legato all’idea di Juventus che il tecnico dei bianconeri sta partorendo in vista del nuovo campionato. Chi sogna una squadra di palleggio, che imponga le sue dinamiche di gioco, sarà nuovamente pregato di rivolgersi altrove: se Lukaku arriverà a Torino, sarà per sfruttare le caratteristiche di cui sopra e cercare di rendere pericoloso un blocco basso che agirà di reazione rispetto alla scelte tattiche degli avversari che settimanalmente gli si pareranno davanti. Scelta azzeccata, perché l’interprete è ideale per questo genere di scelta, ma che non ci si stupisca tra qualche mese delle percentuali di possesso palla e di considerazioni annesse e connesse. La professione di fede è piuttosto chiara e la sensazione è che anche per il tecnico la stagione che sta per iniziare possa rivelarsi decisiva. Il supporto da parte di tutto l’impianto dirigenziale, del resto, non sta mancando di certo.

Il Milan è senza ombra di dubbio, al 3 di agosto, la squadra regina incontrastata della sessione di mercato. I rossoneri hanno programmato una rivoluzione inesorabile, e che è molto lontana dal vedere il suo termine. Oltre ai colpi in entrata che hanno scandito gli ultimi due mesi cambiando i connotati della creatura affidata a Pioli, i rossoneri hanno anche segnato un tratto di inequivocabile discontinuità con il lavoro di Paolo Maldini della passata sessione estiva. Ad eccezione di Malick Thiaw, infatti, tutti gli altri calciatori acquistati un anno fa sono considerati in uscita dalle stanze di via Aldo Rossi. Senza contare quelli arrivati negli anni precedenti e che già hanno detto addio. Saluti senza la minima parvenza di rimpianto a Dest e Vranckx, in attesa di trovare sistemazione anche temporanea ad Adli, Origi e soprattutto De Ketelaere. Il belga rappresenta un’arma a doppio taglio: impossibile monetizzare tanto da poterlo iscrivere ad un reparto diverso dalle minusvalenze, a meno di ultimare la trattativa in prestito con diritto di riscatto come stabilito con l’Atalanta. In quel caso, però, il pericolo sarebbe quello di poter rimpiangere la potenziale esplosione del belga senza avere la possibilità di riportarselo a casa per goderne i frutti in rossonero. Del resto, a meno di abbagli collettivi ed assoluti, le qualità potenziali di Cdk restano ineccepibili anche per il critico più ardente e feroce. Palla allora al diretto interessato, che avrà la possibilità di esprimere la sua preferenza rispetto ad ogni possibile destinazione, posto che l’idea primaria sarebbe stata quella di giocarsi un’altra chance con la maglia rossonera. 

Ad ogni modo, come si diceva qualche riga più su, l’estate di Moncada e Furlani non è certamente finita qui. Dopo lo smaltimento degli esuberi (il Milan spera che il prossimo possa essere Ballo-Toure) si procederà a ritocchi che potrebbero rivalersi anche sostanziali quasi in ogni reparto. 

In casa Inter le cose procedono secondo le tempistiche imposte dalle mancanze della proprietà. Stiamo parlando di un mercato di ottimo livello soprattutto in virtù delle abilità di uno staff dirigenziale di prim’ordine che consegnerà ad Inzaghi un reparto di centrocampo tra i più qualitativi e completi d’Italia e forse non solo. Samardzic è la ciliegina su una torta che ancora deve essere rifinita in molti dei suoi aspetti chiave: al di là delle tempistiche strutturali dell’offerta all’Udinese, la trattativa per il mancino è stata definita lo scorso weekend e l’accordo tra le parti è totale. Chi necessita ancora di uno sforzo economico è invece Scamacca: in questo caso abbiamo raccontato in tempi non sospetti il rinnovarsi di un’idea che l’Inter aveva già avuto oltre un anno fa, quando l’attaccante impressionava con la maglia del Sassuolo e prima che passasse al West Ham. Il paradosso è che lui e Thuram avrebbero dovuto rappresentare rispettivamente il post Dzeko ed il post Lukaku in momenti diversi di un passato nemmeno troppo remoto ed ora potrebbero trovarsi nello stesso reparto a contendersi il ruolo di spalla dell’inamovibile Lautaro Martinez. Soprattutto Scamacca si palesa per i nerazzurri una scommessa rilevante: programmare un investimento da circa 30 milioni per una promessa di grande centravanti vuol dire affidarsi alla valorizzazione che Simone Inzaghi fa sempre coincidere agli attaccanti con i quali lavora dal punto di vista realizzativo. Una strategia che ha sempre pagato negli anni milanesi del tecnico piacentino. 

Infine è interessante la rivoluzione che sta investendo il Barcellona. L’addio di Dembele (un altro sulla cui affidabilità dal punto di vista della parola ci sarebbe parecchio da disquisire) consente alla squadra blaugrana di avvicinarsi di molto all’ideale che Xavi ha in mente. Come abbiamo raccontato nelle ultime ore, Joao Cancelo è la priorità per la corsia destra di difesa: qualità che non ha bisogno di ulteriori presentazioni e caratteristiche complementari a quelle di Raphinha. I dialoghi con Jorge Mendes hanno portato il Barça ad analizzare la possibilità di arrivare al prestito di Joao Felix: investire i non molti soldi a disposizione su trasferimenti che non sono a titolo definitivo, confermerebbe la tendenza blaugrana di pensare molto più ad essere belli e competivi oggi,  che sostenibili domani. Scelta lecita, ma chissà se vincente. 

Chi la sua scelta invece la ha sbagliata un anno e mezzo fa, è stato Kessie. L’ivoriano si accoda a Lukaku e Dembele nella lista di “promesse da marinaio” di questo editoriale, ed ora si ritrova ad un passo dall’Arabia Saudita per sposare l’Al Ahli dopo avere lasciato il Milan per rincorrere un sogno che poco aveva a che fare con le sue qualità tecniche. Si potrebbe parlare di Karma, ma i milioni sauditi lasciano intendere che alla fine avrà ottime ragioni per non rimpiangere nessuna delle sue ultime scelte professionali. 

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