#PioliOut, ditelo ai giocatori. Trento? Non scherziamo. Tiji-Pulisic, il bello del Milan. Ma dietro serve un Dalot

#PioliOut, al 10 agosto, con zero partite ufficiali giocate e i giocatori che, a ogni intervista o conferenza stampa che sia, non perdono occasione di sottolineare quanto l’allenatore sia importante. E insomma, se cercavate la battuta dell’estate, questa fa molto ridere. Pensare di sbeffeggiare Stefano Pioli, il mister dello scudetto più bello di sempre della storia del Milan o giù di lì, è purtroppo l’altra faccia della medaglia della libertà social. E se il Milan Twitter – inteso genericamente come il popolo di rossoneri che abitano il web – non ha capito l’importanza di questa stagione, dello stare uniti in trincea, dell’avere pazienza prima di vedere i frutti, allora bisogna prendere coscienza il prima possibile del clima che è pronto intorno al Milan. E rifiutarsi di prestare il fianco, seppur involontariamente e in buona fede, a chi del Milan di certo non vuole il bene.

Dopodiché si può senz’altro, anzi si deve, analizzare, dubitare ed eventualmente anche criticare. A patto di mantenersi sempre nel proprio, senza perdere la bussola. Ho avuto modo finora di vedere le quattro amichevoli giocate dal Milan, di cui quella di Monza dal vivo: ho trovato una squadra pesante nelle gambe, ispirata nelle giocate dei singoli, pasticciona in difesa. Per la cronaca, le amichevoli sono quattro: non conto né Lumezzane (vista peraltro a Milanello) né Trento perché trattasi di semplici allenamenti con sparring partner. L’errore semmai è stato comunicativo, di annunciarle come partite vere, quando sono state giocate su un campo che potrei scommettere non sia nemmeno regolamentare, per farvi capire di cosa parliamo.

Tornando alla squadra, oltre allo splendido Tijani Reijnders, penso sia giusto sottolineare anche un Pulisic capace con una fiammata di risolvere la partita. Il suo ruolo sarà esattamente quello: all’americano non sarà mai richiesta l’intensità, l’applicazione o il dinamismo che serviranno da Chukwueze, ma semplicemente di mettere un uomo in porta un paio di volte a partita. Cosa che finora ha sempre fatto (al netto degli errori di posizione o di movimento di Giroud, che deve ancora entrare in forma) e che verosimilmente migliorerà ancora.

L’ultima ventina di giorni di mercato, ai club che sanno come muoversi e hanno i bilanci al loro posto, non serve per fare le cose indispensabili ma per puntellare quelle che si sono rivelate scoperte. E la fase difensiva del Milan ne ha un terribile bisogno, guardando l’andazzo degli ultimi mesi e pure quello degli ultimi giorni. Perché scomporre un gol preso in cento dettagli per suddividerne le responsabilità è lavoro per i match analyst: ma il calcio è lo sport più semplice e “ignorante” che esiste al mondo… E a conti fatti, non c’è meccanismo tattico da applicare o preventiva che basti a evitare le disattenzioni mentali di Tomori, una costante da troppo tempo, o la quota 100 ormai raggiunta ufficialmente da Kjaer. Al Milan serve un centrale, pronto subito e con esperienza internazionale. Oppure un terzino destro di livello, che possa fare il titolare indiscusso, recuperando così Kalulu per  centro. Oppure un giocatore che sappia fare entrambi: avete ancora mica il numero di Diogo Dalot? 

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