Vlahovic non è bigiotteria. Pavard da urlo. Gasp fa bene a CDK. Dionisi e il circo

Della serie “grandi colpi” un posto al sole lo merita Benjamin Pavard. L’Inter lo ha corteggiato in modo discreto ma insistente, facendogli capire che sarebbe stato fondamentale averlo in squadra e metterlo a disposizione di Simone Inzaghi. È stata una mossa decisiva perché ha addolcito il Bayern che solitamente non apre le porte, anzi sbarra qualsiasi passaggio e blinda la serratura. L’Inter ha raggiunto un accordo sull’ingaggio tra mercoledì e giovedì scorsi, in questo modo ha chiesto a Pavard di aspettare nel caso in cui non si fosse concretizzato l’inseguimento. Ma nello stesso tempo ha promesso che avrebbe fatto il massimo pur di liberarlo dalla Baviera. Un particolare ha fatto la differenza: l’Inter non si è mai spostata da un’offerta massima di 30 milioni bonus compresi, al massimo ha sforato di un paio di milioni. A dispetto di voci (non attendibili) dalla Germania di richieste Bayern da 40 più bonus. L’Inter non si è spostata da quella proposta perché sapeva che anche un club ricco come quello tedesco non avrebbe buttato dalla finestra una cifra così importante, l’alternativa sarebbe stata quella di prendere zero euro a partire dal prossimo febbraio. Della serie “grandi colpi” soltanto per dire che non deve essere per forza un rinforzo proveniente da un altro campionato o dalla stessa Serie A. 

Abbiamo sempre pensato e l’abbiamo ribadito in più occasioni che sarebbe stata una grande sciocchezza per la Juve liberarsi di Dusan Vlahovic, dal nostro punto di vista un attaccante di grande spessore. Gioielleria e non bigiotteria. Esattamente come sarebbe stata una mezza follia rinunciare a Federico Chiesa proprio adesso che sta recuperando la migliore condizione dopo le vicissitudini che ha avuto. Vlahovic va solo assistito e non abbandonato, non a caso la Juve cerca uno specialista come Berardi (ormai non più un segreto) con la possibilità di riaprire una pratica che ha fatto arrabbiare Carnevali. Ma che non dovrebbe farlo arrabbiare, ben oltre qualsiasi tempistica, per una questione di riconoscenza verso un “figlioccio” che adesso ha la legittima ambizione di fare il Grande Salto.

Charles De Ketelaere ha fatto la scelta migliore: restare in Serie A, non andando a caccia di nuove avventure e dando la precedenza a Gian Piero Gasperini noto allenatore molto abile – tra le altre cose – nel restauro di presunti “capolavori” lasciati in soffitta. Ovviamente non ci facciamo condizionare dall’esordio con gol di CDK in casa del Sassuolo, in una domenica di agosto il belga è riuscito a fare quanto non gli era riuscito per una stagione intera con la maglia del Milan. Il discorso è molto più semplice: sarebbe stato da folli giudicare De Ketelaere per un campionato che l’ha visto quasi sempre ai margini dopo le prime partite che non hanno dato soddisfazione. Il punto è stato proprio quello: Pioli ha deciso strada facendo di non insistere più e il feeling con Charles è stato praticamente inesistente. CDK ha fatto bene a pensare che con il suo primo allenatore non ci sarebbero stati più margini per ripartire, restare in rossonero in questa sessione di mercato avrebbe avuto il significato di chiedere poi la cessione a gennaio per assenza di visibilità. Meglio andar via da subito, meglio restare in Italia, meglio non tornare in Belgio oppure andare in Olanda per riavvicinarsi a casa. L’Atalanta è una chiave intrigante e la pista migliore: Gasperini gli ha subito trasmesso fiducia, regalandogli qualche sorriso di solidarietà dopo una stagione complicata. E lo ha messo al centro del villaggio, della serie “sei titolare, prenditi le responsabilità ma non sentirti responsabilizzato al punto da essere ossessionato”. L’ossessione di commettere un errore perché divorato dalla pressione: CDK aveva bisogno proprio di questo passaggio fondamentale, uscire da una zona d’ombra che alla sua età non è assolutamente consigliabile. Ecco perché possiamo andare verso una prima conclusione: il ragazzo ha già ottenuto il primo – grande – risultato ritrovando il sorriso e la consapevolezza non di essere in discussione. Non sappiamo se il Milan vivrà questa storia eventualmente come un rimpianto, ha messo un riscatto alto e in ogni caso non farebbe un bagno rispetto a quanto investito nell’estate 2022. Con l’aria che tira è già una cosa buona e giusta.

Alessio Dionisi farebbe bene a occuparsi  di calcio giocato, magari migliorando il girone di andata della scorsa stagione quando il rendimento non era stato all’altezza dell’organico del Sassuolo. Subentrato a De Zerbi e quindi con tutti gli iniziali benefici del caso, Dionisi ha regalato recentemente una dichiarazione in conferenza non certo di grande stile. Non ha voluto soffermarsi sul “circo del calciomercato”, lo ha chiamato proprio così, di sicuro utilizzando parole sbagliate. Non fosse altro perché quel “circo”, grazie al mercato del Sassuolo, gli consente bonifici puntuali per stipendi sicuri. Quanto a Berardi, ci saremmo aspettati un minimo di personalità in più rispetto alla frase lapidaria “ha già parlato il direttore”. In fondo Berardi è il suo capitano, ci sta che Dionisi non veda l’ora che finisca il mercato per poter trattenere Mimmo. Non sapendo o facendo finta che il suo capitano resterebbe controvoglia ben oltre gli egoismi firmati Dionisi. Noi pensiamo che comunque ci voglia un minimo di rispetto prima di dire che stiamo parlando di circo. Dionisi è noto agli onori della cronaca per non aver rispettato contratti che aveva regolarmente firmato pur di cambiare squadra. E gli abbiamo chiesto: per quale motivo non sottoscrive contratti di un solo anno piuttosto che biennali se poi scalpita per andare da un’altra parte? A Venezia lo fece per accettare la proposta dell’Empoli, poi anche in Toscana aveva deciso di lasciare prima per la Samp e poi per il Sassuolo, buona la seconda. Il “circo” forse è quello, piuttosto che il calciomercato. E la scorsa stagione il girone di andata di Dionisi, ripetiamolo, non è stato certo all’altezza. Oggi Dionisi piange per un organico che non ritiene completo. Forse dovrebbe evitare soprattutto lui di parlare di trattative lasciando la palla a chi ha il controllo della situazione. Dionisi ha dimostrato di avere talento, tuttavia ha un solo dovere: allenare e possibilmente portare risultati.

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