Dove sono i rinnovi del Napoli? Un Totti parafulmine per Mourinho

Quando vinci uno scudetto come ha fatto De Laurentiis a Napoli, è normale sentirsi un domineddio che cammina in terra. E non che Aurelio effettivamente non abbia alcune tracce di deità, vista la capacità pluriennale di tenere i conti in maniera perfetta ed essere competitivo (pur senza l’obbligo di vittoria che attiene invece alle strisciate del Nord). Tuttavia, quando sei in tale trance agonistica, il rischio sempre in agguato è quello di sentirsi al di sopra degli eventi, delle situazioni, delle tue possibilità.

È evidente che è quello che sta succedendo al presidente del Napoli: se fate bene mente locale, è praticamente dall’inizio dell’estate che il tempo dei nostri giorni andati sotto l’ombrellone viene scandito dalla periodica attesa o quasi annuncio di un importante rinnovo del contratto di uno dei big del Napoli. Poco ci manca e abbiamo quasi consumato più imminenze del rinnovo di Osimhen, che angurie. Da quanto abbiamo letto ormai l’espressione “Osimhen, il rinnovo è fatto”? Eppure siamo al 9 settembre e ancora non c’è stato nessun rinnovo.ora, siamo sicuri che indubbiamente la situazione sarà matura o quasi. Ma è evidente che le cose così lisce non sono andate. Che sia sullo stipendio totale, o molto più probabilmente sia sulla cifra finale della clausola rescissoria, o ancora di più sui dettagli di quando e verso chi quella clausola vada in atto, la morale della favola è che il rinnovo così tanto liscio non è stato. Ma il punto è che fosse solo quella la questione, si capirebbe anche vista la dimensione dell’eventuale affare sul nigeriano. Invece nessun rinnovo per Osimhen ancora, nessun rinnovo per Zielinski ancora, nessun rinnovo soprattutto per Kvaratskhelia.

Il polacco sembrava avesse già firmato prima di ieri, e invece ancora nulla. Per carità, arriverà, ma di fatto è persino costato le ire funeste dei sauditi, forse inutilmente irretiti dalla risposta provocatoria di De Laurentiis all’offerta per il nigeriano. Un atto inutilmente derisorio in sede di calciomercato, che si è rivelato persino controproducente per il Napoli nell’affare Gaby Veiga.

E poi soprattutto c’è che Kvara. Guadagna 1 milione e mezzo di euro all’anno, è stato il miglior calciatore dell’intero campionato passato, forse la miglior ala del calcio europeo, sicuramente la migliore più giovane, e allora pur nel comprendere la politica accurata sugli stipendi del Napoli, qual è il senso di non andare a negoziare un rinnovo il cui beneficio è soltanto a favore del Napoli? Gli agenti del calciatore sono stati impeccabili nel dare bordone alla periodica uscita squadernata da social del club, tuttavia pare improbabile che i giornalisti si siano inventati di punto in bianco nel corso dell’estate una trattativa e una conclusione sul rinnovo. E scrivo conclusione perché già ai primi di luglio sembrava praticamente cosa assodata per addetti lavori, tifosi etc., che fosse arrivato il rinnovo. Inutile prendersi in giro: un Kvara che rimanga solo a 1 milione e mezzo di euro, è soltanto una cambiale a scadenza per la cessione. Che visto il subordine del calcio italiano alle grandi del calcio mondiale, è ovvio che primo o poi arriverà. Ma quello non è un mistero, è una condizione che riguarda qualsiasi grande giocatore di una grande italiana. Ma non c’è niente di male nel provare a posticipare quantomeno il più possibile la dipartita. De Laurentiis si è guadagnato sul campo la possibilità di dare lezioni a tutto il calcio italiano. Ma a qualsiasi uomo di potere a qualsiasi livello è capitato di cominciare a collassare quando ha creduto di essere invincibile e al di sopra degli eventi.

Non è, o quantomeno non lo è più, in tale condizione José Mourinho. Ed è inutile accampare scuse sul mercato a costo zero, o gli arrivi avvenuti all’ultimo momento. Non giriamoci intorno: con il mercato fatto, la Roma ha l’obbligo di entrare in Champions. E a dire il vero, sarebbe minimo sindacale almeno essere competitivi per lo scudetto… E nonostante faccia buon viso a cattivo gioco, Mourinho che non è fesso sa benissimo che il suo status sarebbe fatalmente indebolito da un altro insuccesso, nonostante i tifosi romanisti ne conservino il santino accanto a quelli dei propri cari estinti.

E allora ecco che si spiega la volontà di Mourinho di tirare in società Francesco Totti: una figura come lui potrebbe fare da parafulmine, preziosissimo alleato con la critica e con l’opinione pubblica giallorossa. Non è un caso che questa idea arrivi al terzo anno, e non nei due precedenti, in cui Mourinho era in una posizione di forza dal punto di vista politico. Tuttavia, anche con Totti pare impossibile non pensare a una Roma che non debba come minimo qualificarsi per la Champions. Che poi, nemmeno si chiede che già la Roma faccia pari e patta con il Milan, ma si può dire che aldilà dei problemi contingenti i giallorossi ne abbiano già almeno a sufficienza per mettere sotto sia Salernitana che Verona?!

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