L’effetto Sinner, ma il calcio è un’altra cosa. Il bacio di Kvara, l’abbraccio di Mou e l’esame di coscienza di Sarri

E adesso tutti che citano Sinner. E tutti che vogliono emulare l’Italia di Sinner. Il calcio scopre il tennis, succede sempre così quando nel tennis facciamo qualcosa di straordinario. Lo è stato con Berrettini per quella finale a Wimbledon nel 2021. Lo è a maggior ragione con Jannik. Spalletti lo cita, Pioli lo cita, ma i due mondi sono realmente agli antipodi. Abbiamo vinto come squadra perché la Davis è un’eccezione, ma il tennis è sport singolo, sei solo contro il tuo avversario e, a volte, contro te stesso. Dipende tutto da te, non hai nessuno su cui puoi contare nei momenti di difficoltà, qualcuno che risolva le cose al posto tuo, che faccia una corsa in più per te. Che poi è tutto quello che c’è nello sport di squadra per eccellenza. Che c’è se il gruppo è una cosa sola con il suo condottiero e lo segue senza dubbi e perplessità. Le squadre vincono quando allenatore e giocatori vibrano la stessa frequenza. Non vibravano la stessa frequenza il Napoli e Rudi Garcia. Invece Mazzarri, pronti via, già si è beccato un bacio da Kvaratskhelia. Chissà cosa avrà pensato Garcia quando ha visto quella scena. Perché alla fine bastava davvero poco per non buttare all’aria il capolavoro di Spalletti. Dal bacio di Kvara all’abbraccio di Mourinho al raccattapalle dopo il 3-1 di El Shaarawy contro l’Udinese. Ecco chi sembra avere tutta la squadra ancora in pugno. La Roma è con Josè, lui ancora di più e negli ultimi tempi ha mandato messaggi ad hoc alla proprietà. Se fosse per lui rimarrebbe anche il prossimo anno sulla panchina giallorossa. La Roma è strana, la mia fede giallorossa è nota. Roma-Udinese si è giocata in mezzo alla fine del match di Arnaldi e l’inizio di quello di Sinner e devo essere sincera la mia attenzione è stata soprattutto sul tennis e la nostra Davis, perché davanti a me avevo la solita Roma, quella che non ti ruba l’occhio anzi, che in qualche circostanza, ti annoia. Poi però il solito incredibile finale con due gol bellissimi e con i suoi fuoriclasse in grande spolvero (Dybala e Lukaku), mi ha fatto capire che questa squadra è così e con Mou è sempre stata così. Non molla mai, ci crede sempre e quando può colpisce. Non colpisce più la Lazio che avevo lasciato nel derby con più certezze e che invece ritrovo con l’esame di coscienza di Sarri. Da quando allena i biancocelesti sarà almeno la terza volta che dice di esser pronto a farsi da parte se il problema dovesse essere lui, e questo non è un buon segnale. La verità è che il secondo posto dell’anno scorso è stato eccezionale, ma il gioco di Sarri in questi 2 anni e mezzo l’abbiamo visto troppo ad intermittenza. In più quest’anno senza Milinkovic-Savic e con Immobile non al top è ancora più difficile. 

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