ESCLUSIVA SI – AIA, il Presidente Zappi: “Dal Var a chiamata alla scuola arbitrale: i propositi per il 2025”

Lo scorso 14 dicembre Antonio Zappi è diventato il nuovo presidente dell’AIA (l’Associazione Italiana Arbitri) succedendo a Carlo Pacifici. L’ex arbitro e dirigente con 40 anni di appartenenza all’AIA, è stato eletto con oltre il 72% delle preferenze. In esclusiva a Sportitalia, Zappi è intervenuto per spiegarci i suoi propositi da attuare a partire dal 2025.

Ci spiega la sua idea della direzione tecnica come nuova figura da istituire?
“La nuova struttura che intendiamo introdurre avrà l’obiettivo di eliminare alcuni problemi che in passato si sono verificati tra la gestione politica e la conduzione tecnica dell’Associazione. Collaborando con il Comitato Nazionale, un nuovo direttore tecnico sarà incaricato di selezionare e proporre i migliori tecnici per i ruoli dirigenziali, seguendo criteri di trasparenza e meritocrazia.
In queste senso, nelle prossime settimane partiranno le previste procedure regolamentari, nonché le apposite manifestazioni di interesse necessarie per le future nomine associative. Nascerà un nuovo albo dei dirigenti ed un modo completamente innovativo di valorizzare e selezionare la classe dirigente”.

Ci parla della scuola arbitrale e quali saranno le sue prime mosse in tal senso per la formazione degli arbitri?
“Nascerà il progetto “AIA for Mind”, una scuola arbitrale innovativa che non si limiterà alla preparazione atletica e tecnica. Fornirà infatti strumenti per gestire aspetti psicologici. Investiremo ovviamente ancora sulla formazione tecnica. Metteremo però a disposizione dei nostri arbitri strumenti utili anche all’approccio mentale alle gare ed alla gestione delle pressioni, delle proteste e dello stress ambientale. Nei prossimi mesi, per accrescere formazione e motivazione dei nostri ragazzi delle serie minori, invieremo giovani arbitri provinciali e regionali a dirigere gare all’estero all’interno del progetto “Erasmus arbitrale”: partiremo dagli Stati Uniti”.

La violenza contro gli arbitri è un tema troppo poco trattato sul quale ha intenzione di sensibilizzare l’Italia?
“E’ la sfida da vincere più urgente. Il Presidente Gravina ha già annunciato nelle scorse settimane la volontà di agire contro la violenza già con misure sportive e lo stesso Ministro dello Sport Abodi ha annunciato l’intenzione di agire contro questo male assoluto che offende il prestigio del principale sport nazionale. A mio parere, sarebbe inoltre assai utile che, oltre a misure repressive, nasca un sistema di penalità progressivo per le società calcistiche, limitazioni per le squadre che si rendano responsabili di episodi di
violenza reiterata che arrivino ad affermare chiaramente che, dove c’è violenza, non ci sia più un nostro arbitro disposto a scendere in campo”.

Si parla tanto del Var a chiamata: al di là delle mosse che potrete fare, pensa che sia una idea che possa eliminare una parte delle polemiche e dei problemi che riscontriamo oggi?
“Premetto che sarà ovviamente l’Ifab a decidere eventualmente tempi e modi, penso che il Var a chiamata possa affermare un definitivo criterio di giustizia sostanziale. A me piacerebbe un sistema all’interno del quale chi esce dal terreno di gioco abbia sempre la certezza e la consapevolezza che la decisione assunta sia quella giusta anche a seguito di una sua richiesta anche se non accolta. Mi piacerebbe un’evoluzione protocollare che vada in questa direzione. So bene che esistono opinioni assai diverse su questo tema, da parte mia posso però assicurare agli organismi preposti la massima collaborazione se dovessero chiederci di sperimentare qualsiasi evoluzione ed apertura in questa direzione. Sul tema VAR, peraltro, segnalo che a brevissimo vi sarà l’introduzione sperimentale del Video Support nelle nostre competizioni di Calcio a 5, appena autorizzato dalla FIFA”.

Come migliorare la collaborazione fra istituzioni arbitrali e club di calcio? Spesso sono allenatori o giocatori ad alimentare polemiche arbitrali contribuendo alla poca chiarezza per chi assiste allo spettacolo.
“Il calcio dovrebbe essere, prima di tutto, un luogo di aggregazione sociale. Di crescita personale e collettiva, ove dovrebbero essere sempre promossi il fair play, la solidarietà e il rispetto reciproco. Contestare un arbitro è un attacco a questi valori e questo non dovrebbe trovare spazio nelle nostre competizioni, quale comportamento che viola questi principi fondamentali. Tra diversi esempi di negatività desidero, tuttavia, sottolineare un comportamento in campo che a me è piaciuto moltissimo e che desidero sottolineare in quanto va nella direzione giusta ed auspicabile”.

Quale?
“A pochi minuti dalla fine di Torino-Bologna di qualche settimana fa, dopo una valutazione al Var l’arbitro Piccinini ha convalidato la rete di Tommaso Pobega. Che in un primo momento era oggetto di diversa valutazione per una potenziale posizione irregolare di Dallinga. Mentre l’arbitro si consultava con la sala VAR si sono visti i giocatori delle due squadre attendere la decisione con grande tranquillità, senza interferire con l’arbitro. Addirittura, si vedeva in quei frangenti Orsolini del Bologna che spiegava al portiere del Torino, Milinkovic-Savic l’interpretazione regolamentare. Secondo questa interpretazione Dallinga, che aveva allargato le gambe per permettere al pallone di proseguire la sua corsa verso la porta dei granata, non avrebbe comunque interferito sulla linea di visione del portiere anche se fosse risultato in posizione geografica di fuorigioco. Da parte mia, sottolineare il rispetto degli attori in campo è importante. Così come il fatto che un giocatore conosceva benissimo il regolamento tanto quanto un arbitro. E ci dà la speranza che possa crescere sempre più il rispetto. Perché la nostra funzione è difficile e per rafforzare insieme i valori sportivi che debbono appartenere a tutto il sistema calcio”.

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