Fare peggio di così era davvero possibile? La risposta è un “no” netto, senza appello. La Sampdoria ha appena chiuso la stagione più tragica della sua storia, collezionando tre retrocessioni in altrettanti campionati professionistici: prima squadra in Serie C per la prima volta, Primavera in Primavera 2, Women in Serie B. Un fallimento completo, sportivamente devastante, che rende incerto e pesantissimo il futuro del club.
Sampdoria, la notte più buia
Il colpo più duro è arrivato per ultimo, ma era anche il più temuto: la retrocessione della prima squadra. Nemmeno il ritorno degli “eroi” della Sampd’oro – Alberico Evani in panchina, Lombardo come vice, Roberto Mancini in veste di consulente (posizione smentita) – ha potuto risollevare una rosa senza anima e senza identità. Fatale il pareggio per 0-0 a Castellammare contro la Juve Stabia, che ha sancito il crollo definitivo. Il quadro è completato da una Primavera incapace di salvarsi e da una squadra femminile ultima e mai realmente competitiva. Ultima, penultima, terzultima. In fila, come una condanna.
L’avvio di stagione
Le premesse erano ben diverse: l’arrivo del ds Accardi, lodato ovunque per il suo lavoro, e gli acquisti estivi come la coppia Coda-Tutino facevano sperare in un’immediata risalita. Invece, dopo appena tre giornate, l’esonero di Pirlo ha aperto un baratro. Sottil non ha invertito la rotta, Semplici ha fallito, Evani non ha avuto tempo. Il disastro era già compiuto.
Per i tifosi blucerchiati è un incubo diventato realtà. Mai la Sampdoria era caduta così in basso. Mai tre squadre avevano toccato il fondo insieme. La ricostruzione sarà lunga, difficile, e richiederà più che mai coraggio, competenza e vera “sampdorianità”.