E’ ancora estremamente prematuro trarre giudizi o indicazioni chiare, ma la prima apparizione dell’Inter sotto la guida di Cristian Chivu ha fornito alcuni spunti iniziali su ciò che potremmo vedere nelle prossime settimane.
In un clima torrido e su un terreno inspiegabilmente secco, come rimarcato da tanti calciatori in questi giorni, le condizioni erano tutt’altro che ideali per una squadra che si trova a dover ricostruire mentalmente in vista dell’ennesimo impegno stagionale.
Sul fronte del gioco, si sono potute cogliere alcune indicazioni. Chivu, prima della gara, ha invitato i suoi a “giocare e divertirsi”. Durante un cooling break, le telecamere hanno captato il tecnico che ribadiva ai suoi l’importanza di “giocare e ancora giocare”, suggerendo che l’errore avversario prima o poi sarebbe arrivato. Un concetto, quello del gioco, che il tecnico ha chiaramente voluto enfatizzare, ma non fine a sé stesso.

L’Inter ha dominato il possesso palla, ma dalla panchina si udiva spesso l’indicazione di puntare l’uomo di più. Chivu non vuole un possesso di palla sterlie, ma anche gente che vada all’uno contro uno e prenda l’iniziativa. Infatti, nel finale si è assistito a un cambio di modulo, dal 3-5-2 al 3-4-2-1, con l’ingresso contemporaneo di Dimarco, Zalewski, Luis Henrique, e con in campo Lautaro e Thuram nel tentativo, non del tutto riuscito, di proporre qualcosa di diverso.
A fine partita, Lautaro ha rivelato che Chivu aveva richiesto la marcatura a zona in riferimento al gol subito su calcio d’angolo. Lo stesso Chivu ha poi chiarito: “Abbiamo deciso di cambiare modo di difendere sulle palle inattive perché spesso sull’uomo ti portano via, ti studiano e portano via spazi sul primo palo o sul secondo. Probabilmente avremmo preso gol anche difendendo a uomo, visto che c’è stato un mezzo blocco e l’abbiamo perso un po’ per strada. Sergio Ramos era comunque in marcatura a uomo”.