Nei mesi scorsi se ne era parlato più volte ma oggi, dopo il Mondiale, le voci sono sempre più vicine alla realtà: Jacobs è pronto a ritirarsi.
Il 1° agosto 2021 rimarrà per sempre la data simbolo dello sport italiano: Marcell Jacobs divenne campione olimpico dei 100 metri a Tokyo, scrivendo una pagina epocale. Da allora, la sua carriera è stata una continua altalena tra exploit e difficoltà, con un palmares che resta tra i più prestigiosi mai collezionati da un velocista europeo. Due ori continentali sui 100, un titolo mondiale indoor sui 60 metri, oltre a un record europeo da 9’’80 che ha cambiato la percezione dello sprint in Italia e non solo.
A distanza di quattro anni, Jacobs è tornato proprio a Tokyo per i Mondiali 2025. La cornice era la stessa dell’apoteosi, ma il copione, purtroppo, non ha avuto il lieto fine che tutti speravano. Condizionato da una stagione frammentata e segnata dagli infortuni, l’azzurro si è fermato in semifinale con un tempo di 10’’16, lontano dai migliori e soprattutto lontano dal suo standard. Per accedere alla finale avrebbe dovuto correre in 9’’97, un tempo oggi fuori portata.

Il confronto con le sue prestazioni recenti è impietoso: solo un anno fa, ai Giochi di Parigi 2024, aveva chiuso quinto in 9’’85, a ridosso del podio. Ora, invece, si trova a inseguire tempi che non gli appartengono. È il segnale di una condizione precaria e di un fisico che sembra non volerlo più assecondare con continuità. La sensazione è che il talento ci sia ancora, ma che la macchina non riesca più a reggere le sollecitazioni necessarie per esprimere il suo potenziale.
Jacobs spiazza tutti, ombra del ritiro e decisione rimandata (ma vicina)
Dopo la semifinale di Tokyo, Marcell Jacobs non ha nascosto la propria amarezza. Ai microfoni ha ammesso di aver considerato l’idea di un addio: “Non so se vale la pena continuare, non sono quello di prima. L’anno scorso ho fatto 9’’85, oggi 10’’16… È difficile rincorrere le stagioni e i tempi”. Parole che fanno male a chi lo ha visto trionfare e che aprono scenari inevitabili: siamo vicini al capolinea? A 31 anni, in realtà, Jacobs non è un atleta “finito” per definizione. Il problema non è l’età, ma la costanza.
Un uomo capace di correre sotto i 9’’90 appena un anno fa non può essere diventato improvvisamente un comprimario. Servirebbe, piuttosto, quella tregua fisica che raramente gli è stata concessa in carriera. La fragilità muscolare ha spesso rallentato i suoi percorsi di crescita e oggi sembra rappresentare l’ostacolo più grande tra lui e un finale degno della sua grandezza.

Molti sperano che il ritiro non arrivi ora, che ci sia almeno un ultimo capitolo da scrivere. Gli Europei 2026, per esempio, potrebbero rappresentare il palcoscenico ideale per chiudere con un acuto, magari inseguendo il terzo titolo continentale consecutivo. Ma la decisione spetterà solo a lui, e il bilancio non potrà prescindere dalla consapevolezza di quanto ancora il suo corpo gli permetterà di dare. In ogni caso, qualsiasi scelta prenderà, resterà immutato il valore simbolico della sua carriera. Jacobs ha portato l’Italia sul trono dello sprint mondiale, ha fatto vivere emozioni irripetibili e ha mostrato che anche in un Paese non tradizionalmente legato alla velocità pura è possibile costruire un campione olimpico dei 100 metri.






