Novak Djokovic scende in campo e dice basta: protesta ufficiale

Ancora una iniziativa personale da parte di Novak Djokovic, protagonista di una nuova azione che esula dalle sue prodezze del tennis

Si è molto parlato del numero uno del mondo Novak Djokovic in queste prime settimane del 2022, che se di fatto il serbo non è sceso in campo agli Australian Open.

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Novak Djokovic ancora una presa di posizione forte  (Lapresse)

Si parlato molto della sua azione contro il governo australiano, che lo ha visto estromesso dal torneo ed espulso dal paese.

Si è parlato anche della sua recente visita al Presidente della repubblica di Serbia Vucic che lo ha ricevuto ufficialmente a palazzo. Ma da ieri Djokovic è di nuovo al centro dell’attenzione per altri motivi.

Novak Djokovic, l’ambientalista

Nole ha messo da parte critiche e polemiche che lo hanno visto al centro della querelle che sta facendo discutere in relazione alla questione vaccino e no-vax e aperto un capitolo diverso. Ambientalista convinto, coinvolto in diverse iniziative per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica su temi legati a sostenibilità ed ecologia, Djokovic ha chiesto una legge per la riduzione dello sfruttamento delle miniere di litio.

Stop all’estrazione del litio

La Serbia ha consistenti giacimenti di litio, molto importanti in questi ultimi anni per i suoi sviluppi industriali legati alle auto elettriche, alimentate proprio da batterie al litio. Giacimenti e miniere che comportano un costo industriale e ambientale molto alto che Djokovic ha chiesto al governo di Belgrado di ridurre. L’argomento sarebbe stato uno dei temi portanti del suo incontro con il presidente serbo Vucic.

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Djokovic incontra il presidente serbo Vucic (AP LaPresse)

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Oggetto degli attacchi di Djokovic un altro colosso australiano, la Rio Tinto, compagnia global che ha molti interessi in Serbia legati allo sfruttamento delle miniere di litio. La protesta degli ambientalisti serbi nei confronti della Rio Tinto ha avuto tra i suoi più importanti sostenitori proprio Djokovic. E tenendo anche conto della crescente protesta popolare il governo di Belgrado ha deciso di rivedere le concessioni bloccando ulteriori richieste di sfruttamento dei giacimenti.

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