Dopo aver sollevato al cielo di Roma la Coppa Italia, conquistata con il suo Bologna, Vincenzo Italiano è tornato ai microfoni di Mediaset per commentare lo storico successo.
Che tipo di vittoria rappresenta questa per te, mister?
“È stata una giornata davvero intensa e pesante. Volevamo chiudere nel migliore dei modi un percorso iniziato tra qualche difficoltà, disputando una prestazione di alto livello. L’abbiamo preparata nei minimi dettagli, studiando anche delle contromosse rispetto a quanto accaduto venerdì. Ci siamo riusciti, con una prova solida. Credo che al Milan non abbiamo concesso nulla. Abbiamo giocato, segnato quel gol che ci ha regalato la vittoria. E ora c’è una gioia immensa. Venivo da tre finali perse e avevo una voglia matta di riscatto. Ce l’abbiamo fatta”.
Vincenzo Italiano si rende conto di cosa ha realizzato? Hai coinvolto anche chi il calcio non lo segue mai, come Tomba. Una città intera ti attende in festa: dopo 51 anni, la Coppa torna sotto le Due Torri.
“Oggi girava la clip della mia prima conferenza, quando dissi che non sapevo cosa avremmo dovuto inventarci per riportare la gente in piazza. Qualcosa bisognava fare, perché si pensava che la scorsa stagione fosse irripetibile. Invece, con impegno, sacrificio, costanza e cura maniacale dei dettagli, ci siamo riusciti. Prima abbiamo portato 30 mila tifosi qui a Roma, ora vedremo cosa succederà in città. Vincere un trofeo del genere è una soddisfazione enorme”.
Ci sono due giocatori simbolo di questo gruppo?
“De Silvestri è il nostro faro, un vero punto di riferimento dentro e fuori dal campo. La sua esperienza è un valore aggiunto: ci ha raccontato di quando alzò una coppa, guidandoci lungo questo percorso. Poi ci sono Freuler, Orsolini… Riccardo qui è un’istituzione e quest’anno ha superato se stesso per concretezza e freddezza. Questo gruppo, già protagonista l’anno scorso, ha saputo riconfermarsi. Con la Champions centrata l’anno scorso e ora questa Coppa, credo che questa squadra sia in costante crescita. E ha ancora fame”.
Guardando indietro, come hai deciso di accettare subito questa avventura?
“In realtà, non è stato immediato. Sartori me lo ha ricordato poco fa in campo: “Non volevi venire, ti ho dovuto convincere”. È vero. A fine stagione scorsa non c’era nulla di certo, poi ho sentito il direttore, che conoscevo dai tempi del Chievo. Ci sono stati diversi incontri, ho parlato con Fenucci, con Di Vaio. Abbiamo discusso degli obiettivi, dei piani. Sapevo che avremmo perso qualche pedina importante, ma la base era buona. E alla fine, questa scelta ha pagato”.
Infine, il racconto di Italiano della crescita stagionale del Bologna.
“Sapevo bene che mi aspettasse una panchina difficile, con tante pressioni: bisognava confermarsi ai vertici. L’inizio non è stato semplice, ma poi abbiamo trovato la giusta alchimia e coesione. Così abbiamo iniziato a fare punti in campionato e, con una grande prova, abbiamo conquistato la Coppa. Ma il merito è del gruppo intero. A Casteldebole si lavora con serenità, c’è un ambiente sano. Tutti vogliono migliorare: dalla cucina al magazzino, fino alla segreteria. È un piccolo mondo che rema tutto nella stessa direzione”.